APPENDICE Chiesa sul proposito delle Sacre Ordinazioni. E si assoggetta l’Autorità del Sommo Pontefice all’arbitrio della potestà secolare. Con tutto ciò non si ha avuto riguardo di scrivere nella Circolare in aria di ammirazione: Quale displicenza abbiamo nel leggere, che sia stato preso per un modo di rendere VAutorità Pontificia dipendente dalla secolare nell’aversi provveduto che Chierici, senza licenza nostra, non dimandino dispensa sopra l’età e tempi delle Ordinazioni? Quasicchè questo non sia lo spirito, ed il vero effetto della disposizione, ma fosse una troppo sottile interpretazione. Nè punto giova l’cssersi aggiunto nella detta Circolare: Abbiamo lasciato e lasciamo tuttavia l’esame che conviene sopra le cause canoniche, poiché o si parla dell’esame delle cause canoniche da farsi dal Vescovo prima di permettere al Chierico di ricorrere al Papa per approvare le cause, che a lui vengono esposte: il primo esame si rende vano venendo negata la licenza dal ricorso, ed il secondo non può aver luogo,, quando dal Senato è impedito il ricorso. Ma da che mai è stato mosso il Senato a devenire ad una tanto incompetente prescrizione? Se si sta al Decreto, pare, che siasi indotto per motivo di Religione: Essendo purtroppo presentemente moltiplicato il numero dei Sacerdoti, senza che se ne promovano d’età immatura, onde non mai edificazione, ma sovente succede scandalo nei popoli. Ma non si resiste poi molto alla moltiplicazione del numero dei Sacerdoti, coll’impedire che alcuni un anno prima non siano promossi. Nè dalle promozioni fatte con dispensa di età, non mai edificazione ma sovente succede scandalo nei popoli. E i Sacerdoti non ponno recare nè edificazione, nè scandalo nei popoli dall’avere un anno più o meno, ma bensì dallo esser dotati o privi di buoni costumi o di dottrina. Così l’intendeva S. Paolo scrivendo a Timoteo: Nemo diceva Egli — adolescentiam tuam contemnat, sed esto exemplum fidelium in verbo, in conversatione. Il pretesto di Religione però è stato riconosciuto troppo digiuno: perciò nella circolare si addussero due altri motivi; il primo così dispone: Speriamo che non dispiaccia alla Santità Vostra, che da noi pure si riconosca prima, se sia necessario importunarsi, si sovente la S. Sede per l’effetto di promozioni immature: il secondo è perchè si veda se tanti ricorsi siano utili ai rispetti dello Stato, ovvero dannosi. Quanto al primo motivo deve dirsi, che troppo si eccede nell’attenzione. Poiché a chi spetta concedere, appartiene ancora giudicare sopra la ragionevolezza dei ricorsi. Se alcuni paressero al Papa importuni, saprebbe rigettarli. Ma chi vuole riconoscerli prima, per ammetterli o per impedirli, usurpa un’Autorità che non gli compete ed osta a quella del Papa. Quanto poi al secondo motivo, che dicesi esser per vedere, se tanti ricorsi siano utili ai rispetti dello Stato ovvero dannosi, non si vuole indagare quali sieno questi rispetti. Basti il sapere, che non ponno esser riguardi economici, non solo, perchè trattasi di spese assai minute, ma molto più perchè si protesta il Senato nella Circolare che gli oggetti economici, che fu fatto supporre aversi in vista avuto, non è stato però oggetto, che molto abbia influito nelle prese deliberazioni. — 306 —