LE ORIGINI DELLA CONTROVERSIA DIPLOMATICA miglie patrizie dilagava una miseria reale, che creava un sordo malcontento. E tra gli splendori delle feste si nascondevano odii e rancori, e salivano violente maledizioni ad un governo impotente per povertà dell’erario a soddisfare ai pur sempre quotidiani bisogni di un popolo. Era dunque ben giusto che l’oligarchia dominante incapace a governare, perchè incapace a comprendere le vere necessità, che vedeva nelle feste un diversivo atto a distrarre il popolo da preoccupazioni, afferrasse prontamente quanto le veniva tra mano come saggio avvertimento di economia, per cercare di riparare in qualsiasi modo alla propria imperizia e ostacolando uscite di denaro, ostentare cura dei veri interessi della Repubblica. Così i motivi economici spingevano a suggerire al Governo provvedimenti contro i beni del clero tanto secolare quanto regolare. 6) Uno di questi suggerimenti era dato in un misterioso « Progetto » trovato fra le carte di un patrizio allora defunto (1). L’abate Pietro Rocco, uditore di Nunziatura a Venezia, era venuto confusamente a conoscenza dell’esistenza di una carta, che si diceva compromettente per i beni della Chiesa. Allo scaltro ecclesiastico, che reggeva allora la Nunziatura (2), sembrava troppo propizia l’occasione per farsi dei meriti. Nè forse era estranea l’idea di un vantaggio pecuniario. Ad ogni buon conto gli parve opportuno informare il Cardinale Segreta- fi) Archivio Vaticano, Nunz. Venezia, voi. 217, fol. 97-103 (num. nuova). Secondo il Sagredo, Leggi ecclesiastiche dei Veneziani spettanti alla pubblica economia in « Archivio Storico ital. », Serie III, t. VI, p. I, 1867, pag. 36, questo « Progetto » non sarebbe che « una riesumaziore di una legge del 1630, nella quale veniva stabilito poter liberarsi i privati da ogni aggravio verso le corporazioni ecclesiastiche di censi, livelli, contribuzioni nxansionarie, ecc., pagandone il valore nei depositi pubblici, che poi avrebbero corrisposto le rendite a chi di ragione ». Il progetto invece accenna ad una legge del 1605 che « opponendosi ai futuri acquisti degli ecclesiastici preservò loro i già fatti, non perchè giovasse al pubblico il preservarglieli, specialmente in quella ragguardevolissima quantità; ma perchè troppo grande impegno sarebbe stato l’obbligarli a disfarsene. Questo indulto ne li priverebbe in gran parte col tempo insensibilmente senza lor togliere i mezzi di mantenersi ». (2) La Nunziatura di Venezia era in questo tempo vacante: e il nuovo Nunzio nominato, del quale diremo nel secondo capitolo, arrivò a Venezia il 3 agosto successivo. — 17 — 2