LE PROTESTE PAPALI E LE PRIME TRATTATIVE DIPLOMATICHE munque, fosse o meno il Pontefice informato, si risolvette di agire in due tempi. Prima fece presente all’Ambasciatore le considerazioni discusse in Segreteria di Stato; poi fece sapere che non era stata fatta comunicazione al S. Padre del biglietto del Senato. Nella conversazione che succedette tra il Card. Valenti e il Capello, il Segretario idi Stato non mancò di esprimere quelli che, pure essendo sentimenti suoi personali, poteva pensare essere concordi con quelli del Pontefice. Il Cardinale non finiva di dire la propria angustia, aumentata ora dal fatto che il Senato, ripetendo le solite frasi di venire a spiegazione, mostrava di tirare per le lunghe l’affare e di togliere valore a quanto egli aveva fatto presso il Pontefice per impedire ulteriori provvedimenti. Così egli si sarebbe avuti i rimproveri del Papa per aver impedito di trattare l’affare solennemente alla presenza dei Cardinali e le ire del S. Collegio, che da molto tempo aveva espresso sentimenti opposti a quelli di longanimità e di tolleranza. Certamente non era da dissimularsi che la cosa assumeva una gravità tutta particolare, perchè il Santo Padre certamente avrebbe radunato i Cardinali, nè era facile prospettarsi quale sarebbe stata la via di uscita. Le stesse cose aveva ripetuto Monsignor Rota, il quale aveva avuto cura di mettere in evidenza come al Cardinale Segretario di Stato spettava il merito, se fino a quel momento non era stato convocato il Concistoro. Così dopo tre mesi di trattative le cose stavano al punto di partenza! Partito l’Ambasciatore, il Cardinale Valenti volle tentare una via nuova e venne alla grave risoluzione di restituire il biglietto del Senato al Capello, accompagnandolo con una lettera personale, nella quale spiegava che, per il suo attaccamento alla persona di Sua Santità e per il grande desiderio di vedere spento il fuoco eccitato dal noto Decreto, egli doveva confessare « di non aver avuto il coraggio di comunicarlo alla Santità Sua, con l’evidente pericolo di perturbarla eccessivamente e sconvolgere tutte le misure dirette al mantenimento della buona intel- Segretario a Mons. Nunzio per informarlo che l’Ambasciatore aveva presentato un biglietto ma « volendo il Papa fatti e non parole, ha dato ordine preciso di rimandarlo ». Archiv. Vaticano, Nunz. Venezia, voi. 321, c. 81, 14 dicembre 1754. — 65 — 5