LIBRO Q^U ARTO, 191 Cuffein lo divisò con tutte le prefcrittioni dell’arte . Ani- 1648 mati con eccitamenti di lode i Capi, e con promeffe di pre-mii i foldati, divife le militie in più (quadre , ordinò , come difpor fi doveffero, e fottentrar al travaglio. Le guidavano i Comandanti più arditi, & egli con la Sabla in mano, a chi ii ritiraffe intimava la morte. Fù incredibile il furore , con cui fi moffero i Turchi, con-grida fcompofte, e con barba- edattV ri urli, mentre per la (coffa de’ fornelli , per il tuono delle sjfait* ¿s artiglierie tremava il fuolo, & il Cielo fremeva. Nella città col fuono delle campane chiamati i difenfori, accorfero tutti a’ lor podi, poiché per divertire le forze fi dava iti ogni parte dall’ inimico all’ armi « Ma sù ’1 Martinengo ardeva il principale conflitto, dove i Comandanti con i Capi militari, e col fior delle militie refiftevano con valorofa coftanza . I Feudatarii condotti da Gio. Francefco Zeno, fi fegnalarono 5 niente meno molti degli habitanti, e ripartiti gli officii, chi ritirava i morti, chi fovveniva i feriti , alcuni portavano le munitioni, altri porgevano i fallì, trà il fuoco, e il fumo, volavano i colpi, le ferite, la morte. I Turchi combattevano colf innata ferocia, che fuggerifee loro l’opinion del delfino . I Veneti refiftevano col valore , che fomminiftra la pietà, e la falute. Dopo qualche hora parve che i difenio-ri fianchi, e diminuiti, cominciaffero a rallentar qualche poco : onde i Turchi incalzando oon empito, giunfero a piantare fopra il baloardo molte bandiere . A tal vifta come a certa vittoria applaudì 1 campo con voci feftofe , quando i Veneti in valorofo drappello riftretti fi fcagliarono con tanto furore Copra i nemici, che li rovefeiarono nel profondo del foffo. Nel tempo fteffo Marco Sinofich fortito con la cavalleria per fianco alla breccia, li feompigliò, e confufe di modo , che non ardirono più di falirvi. Si yederono per tutto cumuli di cadaveri, e d’armi. Tre infegne rimafero in mano de’ difenfori , de’ quali fc fù maggior il coraggio , non fù poca la perdita. Si trovò trà gli eftinti Gio. Giacomo Sa-lamone, nobile della Colonia , tra’ feriti Marco Barbarigo , & Euftachio Barocci dell’ ordine fteffo, il Truffi fopracomito della galea Brefciana, il Tanami Sargente maggior d’oltrama-rini, e con peggior forte il Conte di Romorantin, & il Cavali e-