LE CONFERENZE DI VENEZIA dovevano servire di regola alla condotta del Nunzio nelle Conferenze; nella seconda invece si faceva luogo ad un esame particolareggiato delle singole questioni canoniche, da cui aveva avuto origine il Decreto, e in sottordine delle questioni economiche, che, sebbene messe da Venezia in seconda linea, secondo alcuni erano tuttavia le cause determinanti del Decreto stesso. Era volere di Roma che il Nunzio non entrasse in discussioni sui confini di diritti delle due potestà ecclesiastica e laica. Tale questione, pacifica ed evidente secondo i principii della dottrina cattolica doveva essere evitata, perchè spinosa in un tempo, in cui il giurisdizionalismo aveva preso tanto sviluppo. Premeva assodare come il Decreto avesse violato i diritti della Chiesa, ed era perciò inutile trattare questioni, che avrebbero facilmente urtato contro le suscettibilità del Governo. Il Papa desiderava semplicemente far riconoscere il punto di violazione del suo diritto, ma non voleva neppure che si facesse cenno alle violazioni della pace di Giulio II (1). Il Nunzio avrebbe potuto toccare questo argomento, usandolo come ultima arma di difesa nel caso che a Venezia si incontrasse opposizione all’abbandono del Decreto. Era necessario non disgustare, ma anzi avvincere gli animi, epperò era bene soffermarsi prima di tutto sulla pietà e sulla religione della Serenissima. Al Papa piuttosto interessava che il Nunzio cercasse abilmente di toccare la questione della sospensione del Decreto, quale preliminare necessario, adducendo la plausibile ragione di aver questa richiesta, analogia con quella di sospensione delle ostilità tra Governi, quando accedano a trattative. Ogni richiesta poi di promozione di qualche suddito veneto alla sacra porpora fatta dal Governo, doveva trovare pronta risposta dal Nunzio di riferire al Pontefice, assicurando, che il Papa cessato ogni dissidio avrebbe dato le prove maggiori del suo paterno affetto verso la Repubblica. Dopo queste istruzioni generali, bisognava pur scendere alle particolari, perchè la diplomazia pontificia doveva evitare la solita opposizione che Venezia non trovava di dover stare a ragione, perchè i termini erano troppo generici e non erano in- (1) Archiv. Vaticano, Nunz. Venezia, voi. 321, c. 121, 12 aprile 1755, cfr. : Pastor, Storia dei Papi, trad. it., Roma, 1912, voi. Ili, pag. 596 e segg. — 85 —