CAPITOLO SESTO Le discussioni però conducevano solo a qualche modesto risultato : bisognava quindi moltiplicare il lavoro : il Correr attendeva piuttosto alle modificazioni di forma che di sostanza, la Santa Sede invece pur cedendo su qualche punto formale, non poteva perdere di vista le riforme sostanziali. Il Senato Veneto non aveva ancora sospeso a Venezia il Decreto 7 settembre, col solito pretesto che dalle Corti non era giunta risposta. Benedetto XIV credette necessario sospendere senz’altro le conferenze con l’Ambasciatore, dichiarando apertamente che il Bernis aveva con biglietto, comunicato a Roma, che aveva già da tempo dato risposta alla Repubblica (1). Il Papa era persuaso che Venezia non aveva intenzione di sospendere il Decreto e tirava per le lunghe, in attesa del nuovo pontificato (2). Il Correr non sapeva darsi pace: persuaso come era che (1) Il biglietto del Bernis fu consegnato all’Ambasciatore in Francia che lo trasmise al Senato. Arch. Vat., Nunz. Venezia, voi. 322, c. 483. Qui però deve esser sorto un equivoco: la Repubblica faceva ampie dichiarazioni di non poter venire alla sospensione del Decreto, se prima non giungesse risposta dalle due Corti di accettare le condizioni che essa aveva posto e delle quali è detto nel testo. Il Kaunitz, parlando all’Ambasciatore Veneto Ruzzini, aveva detto essere giusto che dopo i quattro mesi cessasse la sospensione: « questo il mio avviso, questo il rispettato sentimento dell’imperatrice, paga e soddisfatta per sè, di un atto così amichevole della Repubblica », ma aveva subito soggiunto : « però La prego, signor Ambasciatore, di non prendere per ora questa risposta come definitiva, perchè l’imperatrice sempre cammina con la Francia ». Arch. St. Venezia, Disp. Roma Exp., f. 40. Alleg.: Disp. Ruzzini, Vienna, 11 febbraio 1757. Lo stesso giorno il Senato scriveva all’Ambasciatore a Roma, che era ben facile capire « come non potesse dirsi concertata la sospensione se le Corti non avevano ancora parlato circa l’accettazione di tutte le condizioni apposte e non di alcune soltanto » ed aggiungeva che « era ben noto costà (cioè a Roma) il tenore della negoziazione passata alla Corte di Francia et il motivo per cui restò incagliata la conclusione e che per volontà espressa del-l’Ab. di Bernis partecipataci dal nostro Ambasciatore, diede motivo alla deliberazione 26 genaro passato ». Arch. Stato Venezia, Sere. Roma Exp., f. 79, 11 febbraio 1758. Il Senato Veneto non era in mala fede: la Corte Romana era stata male informata e probabilmente l’equivoco si fondò sul biglietto del Bernis. I! che viene ammesso dallo stesso Senato. Cfr.: Arch. 'St. Venezia, Sen. Roma Exp., f. 79, 18 febbraio 1758. (2) Arch. St. Venezia, Disp. Roma Exp., f. 40, disp. n. 26, 11 feb-fcraio 1757. — 202 —