l’interposizione dei principi In ogni modo l’accusa contro l’Ambasciatore risultava infondata. Non era stato il Capello che aveva condotto il Papa a mutare opinione sull’Ambasciata straordinaria ma piuttosto un equivoco. Una indiscrezione intempestiva di Monsignor Cor-naro, uno dei prelati veneziani residenti a Roma, aveva informato il Cardinale Millo essere giunto col corriere da Venezia più gravi affari, anche a persone non componenti il Senato ». Arch. cit., busta 168. L’accusa contro il Capello di aver impedito l’ambasciata del Foscarini è descritta in Annotazioni Inquis. di Stato, 1755-59, busta 535. L’ordine del Tribunale degli Inquisitori al Capello, di recarsi in patria è in data 30 aprile 1757, al quale il Capello rispose il 5 maggio 1757 con dichiarazione di essere pronto a dare « a Dio Signore ed alla Patria la giustificazione di qualunque dispaccio e di qualunque azione ». Arch. Stato Venezia, Lettere agli Inquis. da Roma, 1753-71, busta 481. Fu ordinato al Capello che « subito che Ella metterà piede nello Stato ne porterà con staffetta la notizia al Tribunale Nostro nè si partirà da quel luogo fino all’avviso degli ordini Nostri ». Inquis. Stato, Lett. agli Amb. a Roma, 1746-1762, busta 168. Il Capello giunse a Polesella il 31 maggio 1757: gli Inquisitori gli intimarono di passare nella sua villa di Castiggion con la moglie, con incarico di non sortire nè lui nè lei dal recinto, di non scrivere, non ricevere visite che della madre, della figlia e del marito di questa N. H. Gaetano Molin. Arch. St. Ven., Annoi. Inq. Stalo, 1755-59, busta 535. Che il Capello fosse innocente attesta anche una lettera del card. Corsini a S. E. Morosini in data 14 maggio 1757. Cfr. : Inq. Stato, busta 481. E che la cosa stesse molto a cuore al Papa che pur egli era persuaso dell’innocenza dell’Ambasciatore lo attesta il referto agli Inquisitori di Stato, 30 giugno 1757, busta 637, dove è detto che il Papa « vorria ricevere migliori nuove del suo caro Cav. Capello che al sommo gli preme ». È contrario alla verità quanto si fa dire a Benedetto XIV in data 4 agosto 1757 quando parlando della situazione di Venezia, dice che « non superandosi dal Serenissimo Governo le sue contrarie opinioni aggravate dalla circostanza delle inquisizioni praticate col Cav. Capello, sarebbe strascinato a precipitare il turbine che può sovrastargli volendo per forza che si rinnovino li funesti tempi di fr. Paolo che per dare una doverosa soddisfazione all’anzidetto Ambasciatore richiamato intempestivamente, ed alla Dama Consorte di tanto merito aveva ricusato la spedizione del destinato Ambasciatore straordinario ». Arch. St. Venezia, Inq. Stato, Re-ferte Confidenti, Confidente Zaniboni, busta 637, 4 agosto 1757. Dalla lettura attenta di questi documenti e dall’espressione « intempestivamente » usata dal Pontefice, è facile scartare l’ipotesi che si trattasse di fine della legazione del Capello per scadenza del termine. Se le Ambasciate a Venezia potevano essere tenute dallo stesso titolare per un termine limitato, molti esempi abbiamo di proroghe fatte dal Senato al termine ordinario, quando la necessità lo richiedesse. — 187 —