LE ORIGINI DELLA CONTROVERSIA DIPLOMATICA tato tanto danno alla Chiesa, sotto il manto di equità e di giustizia. Per questo, profittando di uno di quei momenti di incertezza psicologica propria alle persone di media levatura, nei quali non sanno determinarsi nel contrasto di due diverse voci di coscienza, quale tra queste dover rettamente seguire, l’abate Rocco, rilevando che un certo rimorso aveva trattenuto la persona che aveva il progetto nelle sue mani, dal mandare ad esecuzione il disegno di produrlo pubblicamente, forse per il timore che ne sarebbe conseguito un eccidio di tante opere pie, (non cessò di rappresentare la gravità della cosa e la malizia della sua azione, se avesse persistito nel suo proposito. Anzi per corroborare la sua asserzione, il destro abate diplomatico ricorse a tutti gli argomenti che dovevano impressionare ogni buon cristiano, facendogli vedere l’inferno spalancato sotto i suoi piedi, se avesse portato con il suo agire così grave danno agli interessi religiosi. Il povero uomo tremò di spavento: lo laceravano da una parte i serii dubbii della coscienza, il tormento di dover tradire l’erede, dall’altra il timore che la sparizione della carta venisse scoperta, e vedeva già nella sua fantasia il rigore della procedura di Venezia contro la sua persona. Ma il Rocco si diede premura di confortarlo: e lo ammaestrò a non dire nulla all’erede, che non aveva mostrato alcun desiderio di conoscere il contenuto di quelle carte: tutt’al più avesse giustificato all’eventualità, e se ne fosse stato richiesto, il diminuito numero di esse, dicendo che trattandosi di cose di nessun valore, le aveva bruciate anche per liberarsi da ciò che era inutile e ingombrante. Per ottenere però la famosa carta occorrevano duecento zecchini a titolo di compenso. L’abate non li aveva, ma li attendeva da Roma. Il Cardinale Segretario di Stato, informato subito in data 27 settembre 1754, ad insaputa anche del Nunzio, che l’uditore, forse per mantenere la sua promessa di massimo segreto, non aveva voluto mettere a parte, rimase un po’ perplesso circa questo maneggio dell’affare. Gli parve che i termini non fossero troppo chiari rilevando contraddizioni nelle lettere informative inviate dall’abate Rocco. Dapprima infatti egli aveva scritto essere la cosa nota a tre Senatori, che forse avrebbero anche prodotto il progetto in pubblico, ma nelle ultime lettere l’uditore aveva — 23 —