LE PROTESTE PAPALI E LE PRIME TRATTATIVE DIPLOMATICHE curatori Giovanni Emo (1) e Marco Foscarini (2). Questa scelta riuscì tanto maggiormente grata al Pontefice, in quanto conosceva la serietà e la prudenza dei due uomini, e dava fondate speranze che l’affare volgesse a felice soluzione. Il Senato pareva voler dar prova delle sue buone disposizioni, rifiutando di nominare a conferenti il Barbarigo e il Renier (3). (1) Emo Giovanni di Pietro, n. il 16 settembre 1670, fu uno degli uomini più influenti del tempo: ebbe molte cariche in patria, fu Ambasciatore in Inghilterra e Bailo a Costantinopoli, Procuratore di S. Marco. Morì a 96 anni. Cfr. per notizie: Rumor, Storia breve degli Emo, Vicenza, Off. Grafica, pag. 98 (con ritratti) e Schröder, Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili, Venezia, 1830, vol. I, pag. 306. (2) Foscarini Marco, poi doge, n. il 4 febbraio 1695, uno degli uomini più dotti e forte statista, conosceva perfettamente la Corte di Roma per esservi stato Ambasciatore. Cfr.: Gandino, Ambascieria, op. cit., passim, e per avervi detto il discorso nel conclave di Benedetto XIV (op. cit., pag. 55). Per notizie sul Foscarini: Gar, Notizie intorno a M. Foscarini, pref. al vol. V «Arch. Storico», Firenze, 1843; Veronese, Panteon Veneto, op. cit., (con ritratto) e Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia, Venezia, 1855, pag. 122. (3) Il Renier che più tardi, cioè nel 1779, fu Doge, non doveva essere molto accetto alla Corte di Roma, per l’opposizione che aveva fatto fino allora sostenendo il Decreto. Fu uomo di acuto ingegno, ma facile a mutare opinione secondo il tornaconto personale, tanto che fu giudicato molto severamente quando, arrivato alla suprema dignità, fu abilissimo difensore degli ordini antichi, mentre quando era Senatore si proclamava amico delle riforme. Forse eccedette il Paravia, Della eloquenza politica dei Veneziani, Torino, 1855, quando scrisse che « questa apostasia del Doge Renier gli muove lo stomaco », opinione confutata da Dandolo, La caduta della Repubblica, op. cit., che è strenuo difensore del Renier anche contro Muti-nelli, Memorie storiche degli ultimi cinquantanni della Repubblica Veneta, Venezia, 1854, pag. 141. Che poi il Renier fosse franco-muratore e per ciò inviso a Roma, asserisce Mutinelli, op. cit., pag. 10. Contro Dandolo, op. cit.. Il Gratarol, Narrazione apologetica, ecc., Venezia, 1797, dice il Renier « temibile cittadino », ma come è noto il Gratarol è sospetto. 83 —