CONCLUSIONE Per difendere il Decreto lo si disse una disposizione necessaria, perchè rispondente alla coscienza giuridica del popolo. Si addusse a prova della tesi, l’assoluta mancanza di ogni reazione popolare : l’acquiescenza del popolo era il migliore indice della più completa soddisfazione. Questa ragione ha però ben poco valore. La Repubblica di Venezia non ebbe mai nei secoli della sua storia, una politica di scatti e di impazienze. Essa fu guidata sempre dal savio consiglio che alle riforme si deve procedere lentamente, per gradi. Così il Decreto 7 settembre che in apparenza riproduceva disposizioni anteriori, non poteva determinare reazioni, perchè il popolo non avvertiva la novità e la gravità del provvedimento. Le rivoluzioni popolari sono determinate da forti scosse: così la logica assoluta di Giuseppe II, inquietò in materia religiosa la fede dei suoi sudditi, e nelle riforme politiche urtò contro le consuetudini diverse dei vari paesi della monarchia. La rivoluzione dei Paesi Bassi del 1787, e quella Ungherese del 1788 contro l’Austria non è forse la conseguenza della politica impaziente di riformare, di quel sovrano? Fu ventura per Venezia trovarsi di fronte a Benedetto XIV. Nella visione che questo Pontefice aveva avuto dei tempi, pur mantenendo saldezza nei suoi principi fondamentali, aveva mostrato grande larghezza di vedute con lo sviluppo dato alla politica concordataria. Venezia rifiutò il concordato offerto dal Papa. Lo riteneva una transazione, diretta a rinunzia dei propri diritti. Di fronte al rifiuto della Repubblica ed alla continua dissimulazione della sua politica entro le pieghe di lusinghevoli parole, e del suo interesse dietro il velame di religione, di civiltà, di libertà, la diplomazia pontificia operò lentamente, cercando nella persuasione e nelle preghiere i mezzi per arrivare al suo scopo. Alla ostinata fermezza di propositi, alla resistenza passiva del Senato per guadagnare tempo di fronte a Roma, Benedetto XIV oppose la paziente fortezza, cercando di evitare una rottura dei rapporti diplomatici. Per sgretolare la tenacia veneta, ai tentativi ufficialmente conosciuti, accompagnò un’azione sui senatori più autorevoli, per il tramite dei Vescovi e dei prelati veneziani, ineccepibilmente devoti alla Patria. Il Papa, ebbe una arrendevolezza non comune anche se — 228 —