TENTATIVI E PROVVEDIMENTI PONTIFICI speranza che presto o tardi il Senato sarebbe venuto a resipiscenza. Aveva una grande fiducia in quella che egli riteneva la parte sana dei Senatori, i più vecchi, e meno facili agli entusiasmi : e pensava che essi avrebbero avuto il medesimo desiderio di pace e di tranquillità per la Repubblica. Stese personalmente un breve ortatorio in latino e l’accompagnò con una lunga lettera italiana, dirigendo alle Eccellenze del Senato. Prima però volle sottoporre i due documenti ai Cardinali, che avevano preso parte alla Congregazione. Benché fra questi vi fosse qualcuno non indulgente verso Venezia, pure nessuno ebbe il coraggio di far osservazione a questo atto del Pontefice. Vi era la solennità del Breve, e questo dava un senso di riguardo, consacrato dalla consuetudine internazionale, alla corrispondenza dei Sovrani. Nel Breve e nella lettera si potevano rileggere frasi affettuose, la tenerezza di un sentimento paterno, che il vecchio Pontefice aveva voluto, nella amarezza della delusione provata, da più di un anno, alle verbose dichiarazioni inconcludenti della Repubblica (1). La lettera poneva in rilievo come fosse stata cura personale del Pontefice scrivere quel Breve, nonostante la sua grave età, le molteplici cure, che lo tenevano continuamente occupato al bene universale dei fedeli, solo per dare prova dell’abbondante suo affetto all’amica Repubblica. E scongiurava il Governo Veneto a voler ascoltare le ragioni atte « ad id certe, quod a vobis requiri-mus, obtinendum » (2). Queste frasi affettuose corrispondevano alFintimo sentimento del Pontefice, per sua natura proclive sempre all’indulgenza, ma forse erano dettate anche da quel sentimento, che faceva ritornare alla memoria della diplomazia pontificia, le frasi pronunziate da un Doge, nel 1606, al Rappresentante della Santa Sede, quando affermava che una delle cause, per cui non si componevano i dissapori veneto-romani (1) « Malgré toutes les ésperances que les Venitiens ont données de corriger, expliquer et modérer le trop exhorbitant décret qu’ils ont publié au préjudice du Saint Siège et de l’autorité episcopale, la dernière reponse n’a consisté qu’en vains propos sans conclure: on pourrait même dire que c’est une déclaration ou l’on veut soutenir ce que l’on a fait ». De Heecker-en, Correspondance, op. cit., t. II, pag. 442, 17 settembre 1755. (2) Arch. Stato Venezia, Senato Roma Exp., f. 75. Allegato: Breve di Sua Santità. — 121 —