LE ORIGINI DELLA CONTROVERSIA DIPLOMATICA simi i capitali a misura del due e mezzo per cento, se il pagamento fosse in contanti, ed a misura del due per cento, se invece il pagamento fosse in biade, vino ed altri generi, col ragguaglio alle terminazioni del sopragastaldo, che porterebbero agli affrancatoti l’utile dell’altro mezzo. Se tale proposta dovesse trovare favore in Senato, e fosse sollecitamente provveduto con una disposizione legislativa, rilevantissimi sarebbero i vantaggi che il principato acquisterebbe. E primo fra tutti quello per cui i sudditi pagherebbero il loro contributo regolare al Principe, mentre nelle condizioni in cui erano, per dover contribuire in tanta parte al foro ecclesiastico, cercavano in ogni maniera di sfuggire al pubblico erario, guadagnando gli stessi « ministri pubblici alle esazioni » (1). I livelli dunque a favore delle cause pie danneggiavano l’erario. L’abate Rocco non poteva non essere colpito dalla gravità di mi tale provvedimento, che ledeva in pieno tanti diritti acquisiti dal corpo ecclesiastico. Se il Senato accettando questo progetto avesse cercato accordi con la Santa Sede per mezzo della Nunziatura, ?i sarebbe potuto venire ad una facile intesa per lo spirito conciliativo, che si poteva cercare di promuovere presso la S. Sede stessa, attese le gravi necessità finanziarie di Venezia. Ma il pericolo maggiore, che il giovane diplomatico credeva doversi temere, era quello per cui se il progetto fosse stato portato in Senato, considerate le tendenze del momento e l’entusiasmo de giovani, si sarebbe senz’altro provveduto con disposizioni legislative, indipendentemente da qualsiasi intesa con Roma. E ci<’> non solo perchè i Consultori probabilmente avrebbero, come di consueto, sostenuti i soli assoluti diritti della sovranità, ma anche perchè gli incoraggiamenti sarebbero venuti dallo stesso progetto. Non mancavano infatti in esso di essere rappresentate le considerazioni canonistiche e veniva richiamato il rigore della stravagante « Ambitiosae », per cui nessun bene di chiese o monasteri poteva alienarsi sotto qualunque titolo di contratto « inconsulto Pontifice », ma con autorità di canonisti e di con-cilii, si sosteneva che questa costituzione era destituita di ogni e qualsiasi valore, perchè non era stata mai ammessa ed osservata, e tanto dai moderni come dagli antichi, laddove parlavano (1) Arch. Vatic., Nunz. Venezia, voi. 217, c. 99, alleg. Progetto.