LE PROTESTE PAPAU E LE PRIME TRATTATIVE DIPLOMATICHE la Nunziatura di Venezia non trascorreva le giornate in ozio. Monsignor Branciforti Colonna pensava che se forse qualcuno avesse parlato un po’ forte al Montegnacco e gli avesse fatto sentire tutta la responsabilità dell’affare, si sarebbe almeno potuto ottenere che egli cessasse la sua attività a favore del Decreto. Questo tentativo dimostrava nel Nunzio grande desiderio di fare il bene, ma rivelava in pari tempo come egli non conoscesse abbastanza la tempra dell’uomo, che avrebbe* cessato ogni sua azione solo quando per necessità di cose vi fosse stato astretto. Profittando poi dei discorsi, che si facevano, e di una informare il Cardinale Segretario di Stato, aveva sospeso di dar corso alle domande dei sudditi veneti. Con questo atto se da una parte si poteva ottenere il buon effetto di far sapere che i membri del S. Collegio erano ostili al Decreto e che, se fosse dipeso da loro, avrebbero avuto molto meno longanimità del Pontefice, da un’altra si creavano imbarazzi al Papa. Dal momento che il Santo Padre aveva chiesto a Venezia di scendere a trattative per togliere di comune accordo gli abusi, ma nel contempo chiedeva di sospendere il Decreto e di non fare alcuna novità durante la regolazione, pareva ora che da parte della Santa Sede, si volesse seguire una linea di condotta completamente opposta. Il Papa però non avrebbe potuto commettere ordine positivo al Cardinale Passionei circa il ripristino della spedizione dei Brevi nel Dominio veneto perchè ciò sarebbe equivalso a sconfessare la protesta del Passionei. Non restava quindi che agire in via diplomatica, e l’occasione giunse propizia quando il Card. Valenti potè notificare all’Ambasciatore veneto come la condotta del Passionei fosse arbitraria, benché il Pontefice non ne condividesse le opinioni tuttavia non si sentiva in grado di opporsi, avendo da fare con un uomo di « testa dura ». Aggiunse poi anche una ragione che avrebbe dovuto avere gran peso per il Senato: non essere nuova simile resistenza da parte del Passionei, avendo egli per lo passato, negata la spedizione dei Brevi in Francia e in Sardegna. Per dare poi maggior valore a queste sue asserzioni, il Valenti abilmente, disse che il Papa dovea muovere nuova lagnanza con la Repubblica, avendo saputo che uno dei Rappresentanti di Terraferma, aveva pubblicato il Decreto, cosa assai grave dopo che si era nell’idea di venire a reciproche spiegazioni. Aveva così indotto il Cappello ad affermare che l”essersi comandata la stampa da un solo Rappresentante dimostrava che « particolare era la direzione, non prescritta dal Senato », per cui il Segretario di Stato di ripicco: « quando non voglia far caso dell’arbitrio di uno dei Rappresentanti, non deve far caso neppure il Senato di un Segretario dei Brevi, che ha già dato precedenti in argomento » (Arch. St. Venezia, Disp. Roma Exp., filza 38, disp. n. 249, 7 dicembre 1754. Per il Card. Passionei cfr. : Diario, op. cit., 1755, pag. 116, e Meda, Il Card. Passionei in « Vita e Pensiero », aprile 1921. — 61 —