LE PROTESTE PAPALI E LE PRIME TRATTATIVE DIPLOMATICHE dal momento che era troppo chiaro che il Decreto in tutti i suoi articoli attentava alla disciplina ecclesiastica. La Repubblica quindi tirava per le lunghe, nella speranza che ad una soluzione soddisfacente per il suo decoro si sarebbe potuto addivenire. Ma per prevenire ogni sorta di sorpresa e per poter rappresentare le cose secondo i propri desideri, Venezia, aveva provveduto con particolari istruzioni ai propri Ambasciatori presso le Corti di Vienna e di Francia e i Residenti a Torino ed a Napoli perchè fossero informati tanto del biglietto pontificio quanto della risposta del Senato. Si giustificava tale comunicazione, perchè « nel caso che fosse promosso discorso ti dirigerai con prudente contegno ed abbi poi a renderne esatto ragguaglio al Senato » (1). Sperava dunque la Serenisisma che nell’eventualità le Potenze avrebbero sostenuto la sua causa, non solo perchè memore di quanto era avvenuto nel periodo dell’interdetto (2) ma ancora perchè le ragioni giurisdizionaliste di Venezia, unite a quelle economiche, avrebbero determinato le Corti estere ad appoggiare le pretese della Regina dell’Adriatico. 9) La nota della Repubblica fu presentata alla Segreteria di Stato. Le migliori speranze, che si erano concepite a Roma, improvvisamente si mutarono in amara e profonda delusione. Ai dubbii, che avevano tenuti perplessi gli animi, veniva sottentrando lentamente la triste certezza, che i sentimenti, esposti dal Senato e ripetuti anche col tramite del suo Ambasciatore, non fossero sinceri. Non pareva che si dovesse credere alla tanto ripetuta protesta di voler stare a ragione e al dolore di aver amareggiato l’animo del Pontefice. Venezia — ed era questa l’opinione dei diplomatici della Santa Sede — ripeteva le solite frasi e nulla più, e con la Serenissima occorreva più pazienza che con qualunque altro Governo « sì per la molteplicità delle teste, come per il loro stile assai verboso e con il loro contegno sempre perplesso » (3). Non si comprendeva come non si fosse tenuto in alcun conto dal Senato la proposta, che stava realmente molto a cuore del Papa, di venire ad una confi) Arch. Stato Venezia, Sen. Roma Exp., f. 73, 6 dicembre 1754. (2) Scaduto, Stato e Chiesa sec. Fr. Paolo Sarpi, op. cit., § 2, pag. 33. (3) Arch. Vaticano, Nunz. Venezia, voi. 321, c. 80, 7 dicembre 1754. — 63 —