CAPITOLO IX. solito. Ma l'inventore non mi diede tempo di riflettere, e alla sua voce : lieady ! la boccaporto si chiuse, mentre egli, con un pesto secco ma cortese, mi cacciò verso prua. Rimanemmo allora come in una penombra, ina un contrasto di luce fra quella esterna che si studiava di traversare le lenti, e la luce elettrica interna, alimentata da quattro accumulatori. ci permetteva di vedere benissimo. Un istante dopo la macchina era in moto, e l'acqua gorgogliava già allegramente contro gli occhi di cristallo della torricella prodiera, la quale si teneva li li per scompari ri' sotto la superficie del inare. Il signor Nordenfeldt se ne stava in piedi freddamente, sopra un pierolo sgabello che gli permetteva di cacciare la tenta dentro la cupola, donde poteva ancora dominare. aitraverso le lenti, tutto l'ori Monte. Egli fumava nervosamente un sigaro, ma direi meglio asserendo che lo triturava con\uUivamente fra i denti. Dai mio posto potevo intanto osservare quel che mi stava d'intorno: a poppavia, divisa da una paratia d’acciaio, una gr>»-4 caldaia tubolare, generatrice di vapore ad altissima tensione : sopra la caldaia, due serbatoi, anch'essi contenati in mvolucrì d'acqua bollente e pieni d'aria compressa a 100 atmosfere. Più in qua una mirabile macchinetta comjtoumi, agita direttamente sai propulsore. Di fianco, due sistemi di trasmwsiooe per porre in rotazione le eliche laterali ; bastava che il comandante premesse col piede sopra una leva u molla, perché esse agissero insieme Di prua, dinanzi a me, e »'parato anche da una paratia a saracinesca, c'era un po’ di spazio per 1' uomo incaricato del lancio delle torpedini. Tre sono le torpedini che compongono l’armamento, e una di eoe e sempre pronta sul carretto. Dimenticavo dire ehe la esimerà di manovra era abba-