28 capitolo ih. a ciò necessari. Ed in quell'epoca si cominciò a navigare con cari“ graduate, lo quali invero contenevano la reto dei meridiani e paralleli e rispettivamente i gradi di latitudine o longitudine. Prima invece ni avevano soltanto lo carte cosidette lossodromiche, b&sato sulle direzioni e distanze, ed in esse si |»>tova determinar« il punto soltanto mediante la corsa o la il ut ama seguita. All’intrcduzione della carta graduata, fece seguito immilliate l'uso del l'astrolabio e del quadrante. A vi-va la gente di mare due sorta di astrolabi ; i grandi di legni», i minori dì ottone. I grandi dovoansi appendere a qualche «.-legno ed erano quindi meno favorevoli per l'uso nau-ti«-i> ; i piccoli si potevano tenere in mano, ma sn questi la di Vision» Mia periferia in gradi riusciva naturalmente meno esatta. Ci irri «ponti« va invece meglio il quadrante, elio poteva «tarn» costruito di raggio maggiore, evitandosi ad onta di ciò la grande massa, e conscguentemente il grande poso doll'a-strolabio di legno. Coll'astrolabio o col quadrante si prendeva l'altezza meridiana del sole. e da questa si dednceva la latitudine a inwwli ; la declinazione del sole a ciò necessaria si rilevava dalle tavole astronomiche Alfonsi»«, o da quelle di Regio-muntano. Degli altri metodi per determinare la latitudine si r-.ni'wvra soltanto quello mediante l'osservazione della stella potare; ai ammetteva però che la stella polare indicasse esa'tomento U polo, e noti ci teneva quindi conto del piccolo parallelo ch'essa pare descrive intorno al polo celeste e che ai tempi nostri può far« variar« l'altezza di circa un grado e metto dalla latitudine. Colomba ed i suoi contemporanei consideravano quindi l'alteza deila polare rame se corrispondesse esattamente alla latitudine del ponto di osservazione. Per determinare la longitudine non si conoscevano mezzi astronomici. È bensì vero che già gli antichi sapevano come si potMie venir» a coaosreiua della longitudine mediante l'oMnauM« delle eclissi solari e lanari, mezzo che da essi