112 CAPITOLO X. V. Ragioniamo pertanto da ingegneri. — Lasciamo di ulteriormente occuparci del fatto geologico intestino, sul quale non (tossiamo nulla, e consideriamo invece l’alluvionale, r»opra il quale possiamo molto, anzi tutto. L'alluvione e fluviale o marittima, od anche le due cose insieme, ma come ho con brevissime parole notato, dei fiumi l»u«> farne senza ed agisce potentemente anche dove non sia olio marittima. — Non tornerò quindi a combattere oggi 1'an-iicn battaglia contro i fiumi. Essa fu già vinta da gran tornito; il partito dol loro completo esilio dalla laguna non ammette più discussione. Ma poiché d'interrimenti se no de-plorano, e in cosi grande misura, anche dopo cessato pressoché del tutto il loro diretto concorso, rimane evidente che il problema alluvionale va essenzialmente studiato in quest* altro secondo fattore suo. Il mare non farebbe certamente gran dannose limitato ai soli propri mozzi di azione e agli innocenti suoi palpiti l«r l'influsso dell'aura* ione luni-solare. Se non che esso — come lo chiama, con rigore di scienza non meno che con vigore di poesia, il Foscolo — e sopratutto il regno ampio dei retiti. Sono questi che lo portano su ad altezze non mai sognato dall'attrazione, per poi deprìmerne il livello fino a ridarlo in qualche posto a neanche la meta di se stesso. Senza parlare di uragani o di cataclismi, ma soltanto di vicende marco metriche. noi abbiamo, a cagion d’esempio, che nei golfo di Plymuth un mediocre ostro-libeccio porta a diecinove e I tassa piedi una marea eh'è ordinariamente di quindici e che, dominante l'opposto tramontana, può scendere sotto i setto. Sono cosi talvolta perfino dodici piedi di differenza, quasi un fiosso. Il vento è modificatore, anzi modellatore del mare, e