LIBRO CLU ARTO. 155 fperatione per l’odio -del popolo, unitifi agli Spagnuoli, ha- 1647 v«vano Cotto Vincenzo Tuttavilla, e Luigi Poderico raccolto in Averfa militie , più volte in varie fattioni con fucceffi fcambievoli s efercitò. L’armata Francefe comparve in que-fto tempo a vifta della città con non più di ventinove mal provveduti vafcelli da guerra , e cinque da fuoco 3 c canno-nandofi di lontano con Ja Spagnuola, prefto fi ritirò , non havendo il fuo Comandante ordini di predar al Duca fomento . Nè il Duca fi curò di cavarne fuffidii ; perche come la corte di Francia non approvava, che egli fi fuiTe in-trufo in quel carico ; così egli divifava di operar da per sè, e profittar per fuo conto . Inclinavano moki del popolo a darfi al Pontefice, come a Sovrano del feudo, chiamandolo a piene voci, per eifere più validamente protetti dalla Religione , e dall’armi. Ma Innocentio, ancorché potefle allettar- lo l’apparenza di ficuro profitto, con rifleffi più maturi con-fiderà va , che fe in ogni tempo quel Regno era flato preda JjiJj '¿,i del più potente , hora la decrepità fua non porgeva fperan- rtint-za di veder tranquillato il torbido, che promoveife , e che convenendo la Chiefa valerfi d’armi flraniere, ella flefia remerebbe finalmente in preda a quei , c’ haveife chiamato in ajuto. Applicò dunque più torto al componimento, dandone commiffioni efficaci ad Emilio Altieri fuo Nuntio j e nel mentre foffriva, che in Roma , fatta piazza d’armi d’ogni maneggio, amendue le fattioni fabbricaiTero machine, e ne-gotiaflero trame. Anche gli Spagnuoli richiamato il Duca d’ d, Arcos abborrito da’ Napoletani, v’ inviarono il Conte di O- vgZt'e, gnate, che rifiedeva Ambafciator appreffo il Pontefice , ac-cioche come nuovo Minirtro fu fife creduto dal popolo mio- /». vo alle colpe, e più facile a perdonarle. Horamai cominciava il tempo a produrre i fuoi effetti, cioè tepidezza ne’ popolari , e difcordia ne’ capi. Gennaro Annefe, che teneva il Torrione del Carmine , non poteva patire il Duca fuperior nel comando, & il Duca foffrir non voleva per emulo dell’ autorità un’ huomo sì vile. Procedendo perciò con gelofie , e diffidenze, non mancarono di pratticar infidie per Jevarfi la vita j almeno per accrefcere 1’ odio fcambievolmente le pu-blicarono 3 onde nella città, & in campagna, fluttuando gli