CAPITOLO III. ricani od allo Indie occidentali, ottenevano due latitudini, una |» r i»srrviui*>nt\ che era la latitudine esatta, un' altra por stima, la iptul« conteneva in se, oltre gli orrori comuni inerenti ai calcoli di pilotaggio, anche l'errore della corsu n»n corretta. S' immagini quale confusione non dev' i-sscro nata fra’ piloti, cosmografi e cartografi, che nou sapevano spiegarti tati divergerne! Si ricorse allora ad uno espediente, che veramente non fa onore ai navigatori spagnuoli di quell’epoca, perche il lamio di trnrsi daU'inibanuxo era impossibile anche pel secolo decimtMesto. Disegnavano essi due scale di latitudine : *»pra una registravano 1« latitudini come risultavano dalle ossena/toni astronomiche, sopra l'altra come venivano dedotto dalla stima. Nacquero le rinomai«; carte a doppia scala con due equatori e quattro tropici, discusse ed aspramente criticate da do« Fernando Colombo, figlio deU’ammiraglio, e «la Edoardo Wrighl, nella *ua ceìcti« open« « Ceri ain Errori in Navigane« *. Seftonche la didereiua nei le latitudini proveniva ancora da on'aitrm cairn. Facendo usa, cioè, .Ielle carte piane, il trasporto del punto di arrivo mere« la c-irsa e la distanza seguite nei lunghi tragitti faceva risatine .»neh-- l'errore che contener .■*«»> le carte pu»ne per loro natura. Le quali non ripro-doomda gli angoli della »fera nella loro grand-na naturale, potevano celare il loro diletto, soìbwto entro limiti determi-nali: ma quando si trattava di «kbiware secondo quella proteinone un intero .«reano, ed ancor pi» pretendendo di usarle ewi come si usavano le antiche rane medioevali, dette lossodromiche, il loro uso doveva riuscir imperfetto. 1 primi scrittori di seu>tua nautica, metto il Medina, s’ar-rvtrmra pio o meno deU'imtecflm, ma ae>Mioo d'esad sapeva scioglien» il nodo gordiano. Fra cotanto imbarano, Gerardo Mervatotv nolitkO in una lettera diretta al vescovo fiammin-