128 i'APITOLO X. malo a suliordiiiare »tempro i disegnili proprii alle idee e ai Computi d'¡imondue) è puuto lecito preoccujiarsi e meno che meno occujmrsi. E ciò per moltissime ragioni, come per citarne qualcuna, nuella che a così grandi distanze diviene incerto lo sguardo e anche più 1‘ induzione, e che deliberan’ sopra dati e cifre dubbio potrà anche farsi nei casi urgenti, ma sempre in quei soli; — l’altra che nessuno ha diritto a disperare della scienza avvenire, sentenziando che l’inevitabile d’oggi debita esseri« anche quello di fra anni e cumuli d'anni anzi di secoli ; — finalmente (e questa sarebbe capitale) che. data persino la sicurezza delle previsioni sinistre e della permanente impotenza della tecnica d’ogni tempo, quando il vantaggio d’ una operazione si manifesti conseguibile per qualche secolo, fosse un solo od anche una sua importante frazione, osso è giA ancora nn periodo abbastanza lungo per trovare i propri ragionevoli compensi economici all'esecuzione, e si presenta quindi tott’altro che destituito della ragione sufficiente di affrontare la gran lotta colla natura per assicurarselo. — Non ò forse questo identico il ragionamento che si applica al più nrgent.- dei problemi, quello della vita individuale? Chi 6 colui il quale osi dire che, dovendosi ad ogni modo morire (e ciò è ben altrimenti sic aro per noi che per l’Adriatico) non metta pur conto di spendere e spandere in cure che possano tntt’al piti allungare di qualche diecina d’anni la vita ? — Chi ragionasse a questo modo anche intorno all'esistenza di un uomo solo sarebbe giudicato fra tristo e folle. Ciò a molto più forte ragione dovrebbe dirai di lai trattandosi di citta e popolazioni. Rassegnarsi e astenersi da ogni lavoro contro alla decadenza progressiva era pertanto cosa intorno alla quale non metteva conto di spendere lunghe parole di confutazione, per quanto potessero essere numerosi coloro che la inculcavano non tanto colle parole quanto coir esempio della inazione.