CAPITOLO II. una punteria, mentre con grand»; studio manovrava lentissi-mamente i timoni, onde mantenere perfettamente la direzione. Poco dopo sentii aprire misteriosamente in fondo alla prua il coperchio del tubo lancia-torpedini, e insieme a un getto d'acqua che mi Imgnò da capo a piedi, vidi rotolare sul pavimento qualche rosa che mi parve un proiettile. Ahimè, era semplicemente una bottiglia, bene suggellata, ma su cui la permanenza di qualche anno nelle acque aveva lasciato qualche traccia! Fu come so il battello, aperte le fauci a guisa di pesce gigantesco, avesse inghiottito qualche cosa, digerendola nel suo stomaco d'acciaio. Un sorriso di soddisfazione sfiorò le labbra dell’ inventore, e allora, gettata in nn canto la strana bottiglia, capii che egli avea voluto far»' nn esperimento segreto per suo conto, esperimento che pero non mi parve molto piacevole. — Oo nhfiìd ! disse finalmente il capitano. F. ci rimettemmo in moto. L'andamento della toqwdiniera mi pareva abbastanza regolare, se si eccettui la velocita, che non corrispose alle aspettazioni dell'inventore. D'altronde, nessun movimento sensibile. I movimenti di beccheggio erano moderati dal timone orizzontale ; solo si sentiva un po' di rollio, qoando si veniva alla superficie: ma la stabilità era perfetta. Piacevole era l’efTetto variabile della luce. Ora eravamo in piena luce elettrica, ora questa si fondeva, come attraverso a prismi di cristallo, colla luce esterna che un meno spesso strato d’acqua faceva giungere tino a noi. Ora una massa nera si disegnava di prua: era qualche nave ancorata, ma la raggiungevamo ben presto, e passava come ombra fuggente. L’inventore era irrequieto. Colla destra governava, serpeggiando fra le navi ancorate : colla sinistra manovrava il timone orizzontale per regolare la profondità e il livello, mentre cól piede destro premendo snlle leve d’ingranaggio.