18 CAPITOLO IV. cui sin permesso di esprimere liberamente il proprio pensiero, senza .iattanza e senza prosopopea, ma come esso ó inspirato dalla esperienza intorno alle questioni marittime e pel vantaggio delle scienze applicate alla nautica. In altro ambiento gli studiosi cui accenno si troverebbero a disagio e sarebbero sopraffatti dalle masse. Meglio dunque crearsi un Istituto proprio il cui organo sia assolutamente indi|>endente, e dove la discussione sia libera, esauriente e disinteressata. Ijd riviste ufficiali è bene che ci siano, ma appunto perchè tali, esse usano proibirsi certi argomenti, quelli in cui la novità e lo spirito della critica prevalgono, laddove sono appunto questi argomenti scabrosi che più contribuiscono all' avanzamento della scienza. K tale devo essere l'unico e supremo scopo di una istituzione navale, quale molti la vagheggiano, imperocché essa sarebbe il centro d'onde «’irraggerebbero le nuove idee, a confutazione ticU’empirìsrao che, ahimè, non fa a tuttora bandito dalle belle spiagge d'Italia. Per un fatto personale. Io che butto giù alla buona queste idee senza pretese, rosi corno mi vengono alla mente, dichiaro che non ho giù velleità di farmi promotore d una istituzione siffatta. La mia competenza 6 ben poca, la mia autorità è nulla Altri di m<> assai più capaci fallirono nella nobile impresa. Sin dal 1882 il contrammiraglio Gavino di Sani si era fatto iniziatore di mia Istituzione nora/e Italiana. Alla proposta di lui fecero eco l’Algranati nella Rirista Marittima (Ottobre 1882) ed il Vecchi nel Fanfulta, con vigorosi articoli i quali non han perduto nulla della loro fresclv'zza ed attualità. Ma che importa se il contr'ammiraglio Suni, il Vecchi e il tenente di vascello Algranati fallirono?