LIBRO SETTIM O. 387 ta da’ colpi dell’ artiglierie poila a fondo . Parte però della gente fu dalle barche delle navi raccolta, e tra gli altri fi trovò prigione il Eafcà comandante. Fù parimenti prefa un’ altra delle fultane,, c’ haveva dato a terra, dopo un lungo coni-battimento , piena di feriti, e di fangue. Verl'o la fera qua-fi tutte le navi, così de’ Veneti, come de’ Turchi ftavano confitte iniieme fuor de’cartelli nel canale del Tenedo, portatevi dal coro dell’acqua. Non può crederi! con quant’ impa-tienza udiffero- i Generali, e gli altri comandanti delle galee i tirie lo ftrepito della battaglia j ma il vento impediva di-pattar oltre,. non ottante ogni sforzo di remi * Superato capo Gianizzero, un’ alara punta reftava, e la fortuna di mare fempre più ingagliardiva. Volevano alcuni fermarfi 5 ma il Mocenigo tante ragioni confiderò, che deliberarono i Generali , fpiegato dalla Reale del Papa lo ftendardo della battaglia , di avanzarti quanto più fufle loro permetto. Dunque le tre galee de’ comandanti fupremi, feguitate da fole altre nove, entrarono nel canale , quand’ erano già le navi in* fcompiglio ; ma trentatrè galee con due maone , che per cuo-prire le iaiche fi tenevano unite, feoperte le dodici de’Chri-ttiani, girarono verfo la Natòlia per porfi a coperto deporti. I Generali fubito le feguitarono, & erano i Turchi tanto avviliti, che quantunque perfeguitati da sì picciola fquadra molti gettandofi al mare vi s’affogarono ; quei, che cercavano fcampo sù’1 lido, erano trucidati per ordine del Vifir, che per la viltà de’ fuoi con urli, e beftemmie infuriava. Alcune delle loro galee diedero a terra, fuggendo i foldati, e le ciurme . Tant’era la ferocia del mare, fempre più il vento cre-feendo, che le galee Chriftiane ftavano in punto di andar a traverfo , fe prettamente non haveffero dato fondo - Per qualche tempo la fola Capitana Maltefe diede la caccia a tutta V Armata nemica, & il Mocenigo non curando i pericoli della fortunav tagliò fuori una galea, e invertendola la fottomife^ La notte pafsò in confulte trà i Generali, difeorrendo con generoiì penfieri di ruinar affatto 1’ armata nemica 3 mà forfè il giorno così tempeftofo, che convennero ftar fermi gli uni, e gli altri sul* ferroj i Turchi però con timore, & i Chriftiani con akiettanto defiderio di affrettar il cimentoLa notte , che JB b % fe^