capitolo vui. Son due forami e da quel fianco aperti Che un quarto parallelo organo affronta Di stupendo artificio. Entra le vuote latebre o vena che dal mar vi bagna 0 lo spiro dell'aria, e il loco verna Continuamente. L’ una mole e 1' altra Bonehe distinto di potenza e d’ atto Si dan mutuo »occorso, e par che nuovo .Sentimento d’amor scuota le fibre Doli’ inette metallo e n'avvalori Il congiurato »forzo ad un intento ; Che dentro la maggior mole compagna Dal fomite vicino in nugol fitto Penetra il guazzo ribollente e occupa L'intima chiostra. Allor ne va sospinto Il penduto serrarne, e si raccoglie Vene l'altezza ove dall'orlo estremo Fa il denso fumigar subito salto Per la cruna di sopra, e al ferreo dosso Puntando gravemente lo rincaccia. Ma dello scender giù nulla sarebbe, Che la piena coati)« a randa a randa I.a via dal mezzo e vi frappooe intoppo. Se non clic fuor dalla salata gola Sbuca un alito vivo, e mese« addentro I.' accidioao fummo e lo rappiglia Si che di lui riman solo parvente Quasi un rorido velo, e cade a piombo L* imminente cilindri*. In questa forma 11 freddo vuota ed il bollore intasa E la suprema e la sottana bolgia Del terzo ricettacolo, e solleva Sempre ed atterra quell’ assiduo moto Il volubile ordigno. Or qui la somma