CAPITOLO IX. foni. Come il filugello elio, nato ilall'uovo con forma di verme, privo di ali, si trasmuta nel bozzolo in crisalide e finalmente da questa si motamorfosizza in farfalla, cosi, nata nel geneiv dei |*-s»-i, un genio fatale mi trasformò in mina sottomarina Ii»*a, e poi in torpedine semovente. Cosi mi tolsero al dolce diletto di uccidere i pesciolini col solo mio tremito, ed ora mi tocca di atTondaru — improba fatica ! — lo più grosse navi del mondo, che, armate di cannoni formidabili, equipaggiate di centinaia di uomini vigorosi e intelligenti, fuggono dinanzi a me, spaventato. « Disse bene l'ammiraglio Deere a Fulton, che gli spie-« gava questo piano infornale : « Allez, monsieur, vos inven-« lious sont boom» poar de* Algórieos et des corsairos !... mais « sachec que la Franca n’a pas encore renoneé a la mer ». « Ne la Francia, n<- latti gli Stati del inondo ! Che ne avvorrà delle armate navali, il giorno in cui i battelli sottomarini mi lanceranno, inosservati, contro le carene delle navi f K una volta lanciata, saprò io nella profondità dei mari discernere lo navi amiche dalle nemiche ì Oh ! mi ridonassero almeno la mia paci' e doponessero gli uomini queste iugubri ide«?, che ronderanno la guerra navale im|>ossibile o per lo meno ciecamente micidiale ! « Ma'il gtmio malefico di Fulton mi avea invaso e... debbo dirlo ? Il 15 ottobre 1805 alla presenza di Pitt e di lady Stanhope, spinta da una fona irresistibile, non |>otei farne a meno, e... feci saltar« in aria la Dorothea : povera nave! Non l'avessi mai fatto. « Da quel giorno fatale non vissi che di delitti!... nei fiumi, all'entnUc dei porti, e, morto Fulton, ognuno continuò a fare strazio di me. Tutti ì medici foco no a gara per rinvigorirmi con composti esplosivi e detonanti, e rammento i nomi di Maury, di Rains, di Jarobi, fintantoché l'elettricità noa venne loro in aiuto, « allora i Oillot, i Colt, i Shaw, i Pasley, i liartlett, non mi lasciarono più in pace.