178 CAPITOLO XIII. Egli imaginava 1' oceano quale uu abisso pronto a divorare e navi e armate : Volgi, Oceano profondo i gorghi tuoi : Te solenti mille e mille navi invano. Sforma la terra 1’ uom, ma i dritti suoi Stender non osa in sull' ondoso piano : Come- goccia di pioggia tu l'ingoi, Nò piii riman che un simulacro vano Che in gorgoglianti lai nel sen ti piomba Oscuro, ignoto e senza ouor di tomba. Portili- non osa su’ tuoi campi i piedi. Non sei sua spoglia ; e se gli muovi guerra. Dal tuo dorso lo scuoti, e un giuoco credi Quanto ei prepara a desolar la terra : Sulle punte dei flutti, onde il ciel fiedì. Lui porti e i gridi che dal sen disserra ; K mentre i numi implora e spera il |>orto Negli scogli lo sbatti ; ivi stia morto. Le armate preste a fulminar le mura D’alpestre roccia, ai po|ioli funeste. Che ne’ tremanti re destai» paura, L'immense moli di qnerrie conteste. Onde il fabbricator mal si ftmira Di comandar all’ onde e alle tempeste. Son trastulli per te ; tuo flutto inghiotte Del par le Isjxine e le Nelsouie flotte. O glorioso, in cui la vera Immago sta del Nume onni|>ossente. Spiri favonio o turgida bufera. Sotto torrido clima o al |>olo algente. Di trovar tuoi confini indarno uom spera ; Tu immenso, incircoscritto, indipendente. Dal tuo fonilo limoso i mostri han vita. Cedon le roccie a tua forza infinita. () ') Childe ILimiti' s l'itgrimag*. Canto IV. Volgarizzamento di Lorenzo da l'onte.