IL PRIMO SECOLO ECC. 177 grandiosa di quella di Tolomeo Filopatore che, aeoondo Aio-neo e Plutarco, aveva quaranta ordini di remi e quattromila vogatori, era troppo mal sorretta dalla scienza bambina e dai conati deU’empirismo, perchè (»tesse librarsi nell’alto maro e sfidare i furori delle procelle, anche quando In bussola, 1' astrolabio, la balestrigli furono troppo incerti e grossolani stranienti per guidarla a lunghe navigazioni. I>a vela, la candida vela, ebbe si dei momenti di splendore, e perchè non dirlo ora che tutti la vogliono mortai Vasco di Gama non compì con essa la conquista delle Indie, ove il nome italiano, con Lodovico Varthema e molti altri illastri, era l>en noto Ì E Caboto non si spinse al I-abi-ador? E Colombo non ci diede un nuovo mondo ? E Vespurci non »coverse il Brasile e si spinse più giù ancora fino al 52® di latitudine australe ? E £li Scandinavi non si avventurarono coi loro drahar alle regioni iperboree dell’ Islanda e della Groenlandia, ove pure i fratelli Zeno, precursori rii Colombo, illustrarono il nome veneto, primi fra gli esploratori del settentrione ? E, tacendo di altri moltissimi, Magellano, Pigaietta, Cavendish, Drake, Cook, Lapérouse, non esplorarono col mezzo della vela in tutti i sensi gli oceani, quando l’inoltrarsi in mari sconosciuti era un cimentare e la vita e la fama? E intanto la scienza progrediva e nuovi sussidii «lava alla navigazione ; la Carta Piloto, perfezionata dagli italiani, lo strumento a riflessione, il cronometro, le tavole astronomiche, le tavole lunari di Maakelyne furono il portato del secolo XVIII, si che al cadere di esso la navigazione procedeva più secura ed il veliero poteva vantare, non però impunemente, il titolo di Sovrano dei mari, dai quali pretendeva rivelassero i secreti del commercio o rafforzassero la fratellanza dei popoli. Ma allora la paura dell' ignoto riaccasciava gli animi ; Bvron atterriva gli ardimentosi colla sua ode immortale