FRA TERRA E MARE 131 Duo milioni aimui al più '). V conti fatti la transizione fra lo stato di città marittima e quello di terrestre, anche quando nessuno accidente intermedio arrestasse il la* voro, per Venezia sarebbe di oltre un paio di secoli, cioè molte decino di volto il tempo che occorre per vedervi morire di mularia l'ultimo abitante. Qualcheduno, schiacciato da questi dati ancora pieni di ottimismo e d'indulgenza verso coloro cui ¡>arova disputabile la tesi dcU’interrimento lagunare, osservò che non si tratterebbe mica di una operazione che movesse dai porti alla terraferma, ma bensì della inversa, cioè di una colmata da iniziarsi alle conterminazioni estreme portando in avanti i margini e cominciando dal conquistare all’agricoltura la laguna morta riservandosi poi a poco a poco di far retrocedere, con progressive colmate, la viva. Cosi, dicevano, verrebbe a sopprimersi al tutto quello stato acquitrinoso intermedio che non potrebbe a meno di riuscire ammorbante, anzi omicida. — Anzitutto si potrebbe provare molto aritmeticamente che questo lavoro dispendiosissimo sarebbe (ture cosi lento «hi non provvedere proprio a nulla e non avere quindi etTetto nessuno sul massimo problema che preoccupò e tuttora preoccupa tutti i solleciti ed intelligenti cittadini. Si segnalavano infatti prima che cominciassero i lavori del porto di Lido come danni grandi allora, e fra non molto estremi, la soglia elevata dallo scanno, la debole alimentazione, l'efflusso spagliato e impotente, tutti deterioramenti portuali, tutti problemi della foce e sulla foco. È per provvedere a questi che si avrebbero dovuto cominciare dalla parte di terraferma delle spese e dei lavori che sarebbero potuti arrivare si e no sul posto del danno e del pericolo al più presto fra un paio di sceoli ? ') Nelle noi« della mia Memoria più volle citala «i trova la dimostrazione di tutto dò.