284 CAPITOLO XVIII. nero posti a terra e la nave fu incendiata per farne scomparire persino le traccie. Si cominciò subito a lavorare in comune [ter la installazione di quella famiglia anglo-tahitiana; si costrussero delle abitazioni, si dissodarono terreni, e, deposto ogni pensiero di uscire mai da quel nascondiglio, si comincio a godere in pace dei mezzi di sussistenza che l'iso-lctta forniva in abbondanza. Tutti i frutti e le radici portate da Tahiti vi prosperavano a meraviglia; la canna da zucchero, il tabacco erano eccellenti, e vivande animali venivano fornite dal pescosissimo mare, da capre, maiali e polli importati che si moltiplicavano rapidamente. Ma, per una violazione insensata del diritto naturale, gli inglesi si eressero a padroni della colonia, non lasciando ai poveri tahitiani loro associati che gli uffici di servi e di schiavi. Malgrado questo strano dispotismo, la pace e l'unione si mantenne per due anni nella piccola comunità; ma al termine di essi scoppiò la gue>ra di razza. L' armaiolo Quintal avendo perduto la sua donna, volle averne un'altra; egli minacciò di abbandonare l'isola. Per ritenere questo compagno utile alla colonia, gli si diede d'autorità la moglie di un tahitiano. Quei poveretti, sdegnati dell'atto iniquo, tramarono la perdita degli europei. I>a loro congiura fu scoperta ed i loro due capi furono ammazzati dai loro stessi comi>atriotti, a cui gli inglesi avevano imposto quest’uccisione come condizione del loro perdono. Il desiderio di vendetta rimase soffocato per altri due un» specie di barra, che gl’ indigeni molto destri attraversano facilmente, Pitcairn non ha più di tre miglia di cirrnito e, vista da mare, presenta un aspetto verdeggiarne, dovalo a una vegetazione poterne che riempie i burroni e ricopre le erte pendici. Benché i rivoltosi del Bounty la trovassero disabitata, qualche mina, vestigio di un antico marae (tempio), e dei frammenti di pietre e di statue scolpite indicano che quest'isola ba avuto degli altri abitatori.