152 CAPITOLO XI. profondità di quello, pare che gli ani e l'altro costituiscano una fortificazione continua dalla laguna di Venezia a Giara!», dove il canale intenuarittiino incoro inderebbe ad essere continuato a sponde murate nell'alveo stesso del Taro. Infatti duo terrapieni larghi ciascuno in. 31 circa, alti m. <1,50 con interposto un canale, profondo m. 12 con un battente d'acqua costante di m. 9,00, devono costituire, opinano i promotori, un'assoluta difesa. Le rotaie delle ferrovie che dovrebbero correre sugli argini si presterebbero a far pervenire ove più si renda necessario truppe e materiale da guerra, tanto da Spezia che da Venezia. Nel canale possono stazionare e muovere batterie galleggianti, protette dagli argini e corazzate in modo da non temere offesa dal nemico. Nei limiti d’un articolo non ci possiamo dilungare a discutere sotto questo punto di vista l'utilità del canale. Ammettiamo che esso abbia nn certo valore difensivo, ma crediamo che, in caso della invasione nemica qui preveduta, la preoccupazione maggiore dell'esercito nazionale dovrobb'es-sere più di proteggere il canale, segnatamente nelle porte delle chiuse e nei ponti ferroviari, anziché di servirsene a scopo d'offesa. Il canale dovrebbe servire evidentemente in pace e in guerra pel transito delle navi da un arsenale all'altro, equi l'utilità della difesa marittima parrebbe evidente. Ma altri vantaggi si ripromettono i signori Fiandra e Romano dal punto di vista economico, ed anzitutto quello dello sviluppo rapidissimo che si manifesterebbe nelle regioni ripnarie, per le quali si costrnirebbero, in acconci siti, porti o stazioni |ier le fermate delle navi di commercio. Non mi sembra perO ch’assi sieno nei vero quando fanno ascendere il traffico del canale a circa due terzi di quello di Nicaragua, imperocché gli autori non tengono conto che la massima parte del movimento dei porti di Venezia e Trieste, da una parte, di Genova e Spezia dall’ altra, è dovuta a nari il