59© DELL’ HISTORIA VENETA 1669 ve tumulti , fenza però , che nafcciTero dal mal’animo de*. iuiurlu v» P0P°^> ò dall'ambinone de’Grandi, ma più torto da trafcu-c»jf«nt¡»o. rato governo, e da negligenza; poiché i Miniftri havendo la-mhfJrZ Sciato introdurre cattive monete > e dilatarfene Y ufo , vede* muiti. v;ino hora incomodato il commercio, e pregiudicato l’erario. Una tra l’altre di argento correva r venuta prima di Francia , e chiamata volgarmente Temini, ma poi adulterata da’ mercanti, e reía icaria di valore quanto alta di prezzo, di-vorava le fortanze, trafportando le merci più ricche, & i metalli migliori a cambio di baffiffima liga . I datieri perciò , & i teforieri del Rè cominciarono a ricufarla;. poi ufcì editto , che la prohibiva : da che commoifa ogni condition di perfone, che ricevuta 1’haveva ò in mercede d’opere, ò in permuta di robe, fi concitarono molti in più Città, particolarmente in Coftantinopoli, contra i mercanti,. & i magiftrati; & in alcune terre , chiufe le botteghe del pane fi venne all’ armi, & alla forza collo fvalrgio di qualche cafa - 1 Gianiz-tivìfiTm'i- zeri, e gli Spahì in Adrianopoli s’azzuffarono infierne. Mail lirtartiiù- Vifir non volendo abbandonare l’imprefa di Candia , fpedì multi¡nco- Ebrain Agà de’Gianizzcri per Caimecan a Coftantinopoli, animo», ^uomo deftro, e fuo dipendente, per acquietar i rumori dei .popolo, e fopra tutto comporre tra il figlio , e la madre i difgufti, ò almeno fopirli, finche egli fciolto dall’ oppugnatone , fi poteife portar alla Porta, per ripararli coll’ autorità r e con la forza. Pafsò coftui all’imbarco in Canea , & ivi Propoflth abboccatoli col Molino, tentò prefuaderlo a cedere alle vo-'moIìZ. glie del Vifir con la deditione di Candia. Ma quefii per lo contrario efortandolo ad impiegar il credito fuo- ,. accioche havelfe luogo l’equità, e la ragione, egli moftrandofi quafi convinto, confefsò di eflerfi adoperato per facilitare la pace; ma haver trovato ugualmente difficile governar un cavallo bianco, e configliar un Miniftro giovane, faftofo, e potente. Tenendo però Panagiotti fempre con lettere vivo il ne* gotio, feriife al Molino poter cflcre , che il Vifir cedeife alla pretensone di Candia, quando in concambio Tine, e Cataro fe gli offeriifero. Ma nuovo eflendo, e fallace il partito , propoito con arte, per ifcuoprire gli animi, e guadagnar tempo, fù lafciato cadere fenza rifpofta. Haveva il Vifir vera-