noso incarto che si conserva alla Bi­ blioteca del Museo Correr; in base al quale tentava un quadro cronolo­ gico, che fa parte della nota opera " Venezia e le sue lagune"; dove di navi medioevali molto si parla, a partire dal quinto secolo; ma dove l'autore stesso si smarrisce in una terminologia non confortata da do­ cumenti grabci e, piu ancora, da si­ cure cognizioni nautiche. Cosi che, tra ac'azie, pandore, cumbarie, mar­ cigliane, dromoni, ippagoghi, palan­ • drie, chelandie, buzii, pambli, arsili, e via dicendo, si dimostra, nono­ stante tanto buon volere, tra i piloti meno raccomandabil~ per guidarci tra gli scogli della complicata nomen­ clatura della marineria medioevale. Sotto la guida del quale, osava tut­ Fig. 10 -Ti'po convenzionale di nave duecen­ tavia aifrontare l'argomento perbno tesca, negli ,affreschi di S. Pietro a Grado. un' inglese appassionata di cose no­presso Pisa. stre del genere, Alethea Wiel, nel suo volume" The navy of Venice"; dove 'riassume con generica convinzione molti dati dello stesso Casoni: assai basandosi pero anche su quei due nostri vecchi autori che compendiano tutta, si puo dire, la sapienza dei costruttori navali bno al cinquecento. Alludo al capitano di galera Pantero Pantera, colla sua "Armata Navale", ed a Bartolomeo Crescenzio, colla sua" Nautica Me­diterranea" ; i quali pubblicavano opere preziose, anche se divagano secondo l'uso di tanti trattatisti del tempo, poiche sempre risalta il frutto d'una posi­tiva esperienza marinara con particolari tecnici e dati degni d'attenzione. Ma, a parte 'consimili elementi culturali, e sempre utile ascoltare quanto oifrono certe testimonianze s~uggite o scarsamente intese. Ad esempio, se non tra le prime, certo tra le piu notevoli fra il XII e XIII secolo, quanto sanno