E IL SUO PONTE 151 mia, saggiamente il Diedo riflette, che per la ripugnanza unicamente di distruggersi due fabbricati cospicui, eretti allora di fresco, la cui sussistenza non potea conciliarsi colla ammissione del modello, non si accolse il magnifico e brillante pensiero del primo fra gli architetti moderni ; e pia-cemi l’osservazione che abbia il Palladio taciuto sul luogo ove eseguirsi il disegno, perchè il grande artista, modesto, rispettasse la giusta esclusion del governo. Nè si disputi sulla bontà del concetto, offerto.di confronto ni Sansovino, nè se avesse avuto su quello del Palladio la prevalenza, sapendosi per la testimonianza, non certamente imparziale, del figlio Francesco, che sarebbe sorto il ponte su quel modello, se non fosse la guerra col Turco sopravvenuta. Pare al contrario, che immune da censure non si riguardasse : la morte ad ogni modo incolse il Sansovino nel 1570, e vuoisi dallo Stringa (I), che fra i soli architetti Scamozzi e da Ponte si venisse al paragone del merito, checché si giudichi dalle cronache (2) in favore dello Scamozzi, che aveva dato un bel disegno a tre archi. — Il giorno primo febbraio del 1587 si cominciò adunque a demolire il ponte vecchio di legno, e ad escavarsi da ambe le parti il terreno, nella profondità di 16 piedi, per gettarvi le fondamenta, su cui si piantarono 12000 pali di legno d’olmo, lunghi 10 piedi, 6000 circa per lato, col dispendio di 800000 lire ; si unirono al di sopra con tavoloni di larice, grossi un palmo, connessi a grossissime travi, di piedi quaranta per cadauna. E registrasi, che allo sparo dei mortaretti il 9 giugno 1588 si gettasse la prima pietra ; che vi lavorassero tre anni di seguito tutti i tagliapietre di Venezia ; e che in agosto nel 1591 si cominciasse a camminarvi sopra, compiuta l’opera nel 1592, ristaurata nel 1738, avendo costato duecen- (1) Aggiunte dello Stringa alla Venezia del Sansovino. (3) Pag. 210. T. II. Cronaca Veneta sacra e profana, Venezia Tip. Tosi, 1793.