I CROCIFERI 403 Templari!. E ristaurato il sacello nel 4343, a cura di Fra Marino Priore, come da lapide in cifre d’oro tra le ali degli angeli sull’altare, conserva splendide opere del pennello dei Vivami, e in ¡specie del Palma, che danno lumeggiata la vita dei dogi Renier Zeno e Pasquale Cicogna, mecenati dei Crociferi, come lo furono del monastero alcuni patriarchi di Aquileia, nel tempo stesso che contendevano pel patriarcato di Grado, soppresso da IVicolò V nel 4454, e unito al vescovato di Olivolo. Di questo unico monumento della esistenza dell’ ordine dei Crociferi, manca apposita una storia, che Io faccia senza errori conoscere, in quanto al chiostro di Venezia. Risalendo alla origine della istituzione, è a dirsi che siasi probabilmente confuso il nome di Cleto Gus-soni, fondatore del chiostro e dell’ ospizio, con quello di san Cleto, creduto fondatore dell’ordine; anacronismo accarezzato dai pittori a talento in due quadri dello stesso oratorio e della sagrestia. Fra le'scelte notizie una è di privato rogito, sulla proprietà della famiglia Tessier, succeduta alla nobile casa Lion, a proposito di alcuni fondi dei Crociferi in Villa di Arzer grande, sotto Piove di Sacco, venduti, coll’ intervento del nunzio mons. Caraffa, vescovo di Anversa, e di Alvise e Andrea Contarmi, e Andrea Pisani Procuratori di S. Marco. Discendendo agli ultimi tempi, si sa che dopo i priori commendatari, fu governato 1’ ospizio dai Procuratori di S. Marco, che vi accoglievano le vedove dei soldati, periti nelle hattaglie contro l’ottomana potenza, ed è conservata ora una languida idea del prisco benefizio del ricovero, con sussidio, di vecchie povere ed in-fermiccie ; a cui però a torto si attribuisce il merito dal Moschini della cura dei dipinti, parendo che sia d’ascri-versene invece la conservazione alla fortuna del seguito loro trasporto nel convento dei Gesuiti sino forse agli ultimi tempi, come da più autori rilevasi. Frequentato è oggidì l’oratorio, che si apre pubblicamente ogni festa, e in tutte