DI BIANCA CAPPELLO 79 lo, incliti fino dal primo fiorir del governo, per generalati e stole procuratorie, per valor guerriero e per letteraria e politica rinomanza. E nacque essa dal Senatore amplissimo Bartolommeo, il quale era figlio di Vittorio, letterato, e di una nipote del mai celebrato abbastanza Vittore Pisani, e da Pellegrina Morosini, del ceppo di Tom-masina regina di Ungheria , e di Francesco, il Peloponnesiaco, due splendidissimi astri del veneziano dominio. Fu da un verone di questo palazzo, che veniva adocchiata quella bellissima persona, sfoggiante sembianza e maestà di regina, e ghiotto ne restava e rapito un forestiere avvenente, che nella casa dei Salviati, da un anno allogato, per appararvi le ragion del commercio, stavale in linea retta di faccia, nel portico, che da tutti i mercanti si teneva ad uso di banco. Lo credette ella un dei Salviati, per inganno orditole dall’ amante, intento a menomarle il pensiero dell’ indecoro, per la inegual condizione e le scarse fortune; e dalla passione conquisa, nella inesperta età di tre lustri, aderiva a una fuga da queste soglie, effettuata sulla mezza notte del 29 novembre 4563, ma con previo patto giurato di stringer legittimo un nodo, varcali appena gli Apennini. Ed era quel patto un effetto della educa-zion costumata, che il genitor non neglesse, checché da maligni o inesperti scrittori in contrario si disputi, e le avea svolto pronto e svegliato l’ingegno, come acuto e sagace l’intelletto. Perciò non le tardava sul Bonaventuri il disinganno, giovane vuoto, spensierato, incostante; e i di lei modi imperiosi insieme e piacevoli, la fascinatrice facondia, le grazie, Io spirito, e il lume di avvenenza, che le irradiava il sembiante, se anche di mestizia annuvolato, ammaliarono per tal modo Francesco, figlio di Cosimo dei Medici, gran duca di Toscana, che al suo destino la vide inseparabile, per la potenza delle attrattive, e alla morte dell’ incompetente marito, che parve dalla fortuna giocato,