DI S. MARIA DEL PIANTO 109 vunque per invocarne sotto ogni titolo la potenza, vedea a malincuore di non poter sotto quell’unico venerarla del mistero de’suoi dolori. Tale pensiero sviluppai nel seguente sonetto, che rende insieme un tributo di devozione e di onore a quel lume riputatissimo del Veneto Clero. Sonetto. Della Donna che il pianto, anziché agli occhi, Ebbe in fondo serrato al mesto core, E fu sì grande d’aspettar che scocchi L’estremo dardo del divin furore. Io, fra quanti in quest’acque intorno adocchi A Lei dicati in molti forni e onore, Non veggo un tempio, che d’amor mi tocchi, De’suoi spasimi atroci al muto orrore: E sì, pensoso sto volgendo il piede. Ma qual splendida al guardo opra disvelo? Novel sacrario della prisca fede. Chi l’oro spese? chi ne ha primo il vanto? Odo un nome suonar. Ah per Danielo Qui ancor si piange di tal Madre al pianto! LA PIAZZA DI SAN MARCO. I campi sono le piazze delle contrade, e qualche campo meriterebbe anzi di essere chiamato piazza con distinzione, come i bellissimi e prospettici fra gli altri di S. Po-