l’ antica progenie MOCEN1GO 231 meno prodè decantasi Pietro, che, divisi con Enrico Dondolo gli allori in Costantinopoli, otteneva in suo privato possesso Micene, nella divisione del greco impero; altri di egual nome si esalta, eh’espugnava Almissa , sedati i tumulti di Candia, da un Giovanni redenta. Di cui era duca un altro Pietro, senatore amplissimo, quegli che a proprie spese armò una galera contro i Genovesi; che fu già provvedilo!' in campo per il signor di Carrara, collegato al re d’ Ungheria e al duca d’Austria; e che di quindici galere capitano, movea col doge generalissimo al riconquisto di Chioggia. Ma come astro maggiore a tutti sovrasta Tommaso, primo doge di questa casa, che nel quasi bilustre stadio del suo governo mostrò con sapienza di conoscere i bisogni della Repubblica, e quasi profeta ne ha preveduti con occhio sicuro gli avvenimenti. Generale egli infatti d’armata nel 4395, contro l’ottomana potenza, rompeva guerra con 44 galere a quei barbari, grande aiuto prestando ad Emmanuele imperatore di Costantinopoli, e per il merito delle alte magistrature ed ambascerie saliva alla prima dignità dello Stato. Tutelava però allora meglio le ragioni della patria, da politico avveduto, coll'onesto genio di pace, che introdur seppe e custodir finché visse, mentre ardeva la guerra nelle altre parli vicine del-l’Italia, nei maggiori regni e nelle più lontane regioni. E grande economista, avendo minute intelligenze, come delle forze di tutti i principi cristiani e infedeli, dei traffichi di tutte le piazze del mondo, dirigeva gl’interessi della patria, e ne sapea render conto, come un padre di famiglia è usato di fare delle sue proprie possessioni e sostanze. Tempi felici, in cui si poteano diffalcare quattro milioni d’imprestilo, e trasmettere dieci milioni ogni anno di capitale, con navi e galere per tutto il mondo, ascendendo all’estimo di sette milioni le case, e a ducati 500,000 gli affitti, e battendo ogni anno la Zecca un milione di du-