GIUSEPPE BOLDÙ 345 Tali occupazioni non lo faceano desistere dagli ulteriori impegni della città, a cui, mirabile a dirsi attendeva con ardore e intelligenza uniforme nelle materie disparatissime. Profondamente istruito delle massime e discipline, e dei regolamenti e maneggi degli aspiranti alle imprese, ottenne sempre vantaggi sommi al comune nel genere appalti, massime colla delibera della ricevitoria, agli estremi limili di possibile gara protratta. Amante allo scrupolo dell’ordine, del perfetto, del bel- lo, e dotato di squisito buon gusto, non ultima sua occupazione fece il miglioramento dei lavori stradali, e ce ne lasciò memorie di buona esecuzione e di eleganza insieme e solidità di opere, principalmente nella riviera di Canonica, da rimota epoca pericolosa, largo soggetto di mille vinte controversie e fatiche, e nella via delle Zattere, ove il così detto Ponte lungo fu piantato a modello venusto e simmetrico per la perfezione degli altri, con iscena gradevole all’occhio di chi frequenta quel gentile passeggio. E potrebbesi omettere, parlando a’ contemporanei, la enumerazione delle cure infinite, con amor vero della pubblica causa di continuo donate, in oggetti appunto di sicurezza e riparazioni stradali, perchè Venezia tutta gli rende elogio in proposito colla sola memoria riconoscente, così assegnandogli un evidente merito particolare, nello stesso adempimento dell’ es-senzial obbligo del suo proprio mandato. Il sopraccarico degli ufGcii, sol che fossero al bene della patria rivolli, gli aumentava precisamente I’ energia dello spirito, quando forse in altri il soverchio pondo sarebbe stato invece motivo per affievolirla, e anche vincerla. E ne trarrò a documento unico, perchè gigante, il ricordo della doppia irruzione fra noi del morbo orientale, la prima fiata più temuta e temibile, per le gravi controversie dell’arte sull’indole e sul contagio, non per anco decise. 44