410 LA PIAZZA lo, di S. Stefano e di Santa Margherita. Ebbero essi fin dal IX secolo origine dall’uso di lasciarsi un tratto vacuo intorno alle chiese, a cui erano perciò sempre uniti, principalmente per il concorso del popolo e dei penitenti, i quali raccoglievansi nei sottoportici, costrutti in ogni chiesa, e rimossi nel secolo XVI, quando più chiese si riedificarono, ad eccezione di alcuni, come di S. Giacomo di Rialto, di S. Paternian, di Santa Sofia e di S. Cassiano, che si sta ora ricostruendo, lasciati sussistere per esservi fabbricate sopra delle case (I). Inoltre lo spazio dei campi si stabilì per il collocamento di una o più cisterne, ad uso dei confinanti, e si immaginò anche di coltivarne e renderne erbosi alcuni tratti per la pastura dei cavalli, delle mulette e del gregge minuto. Nè si direbbe senza fondamento, che molti campi fossero stati un tempo gli orti delle chiese, essendo certo che non mancavano le chiese di orto o vigna ; e ricordasi a proposito dal Corner (2), che l’orto della chiesa di S. Giovanni Novo nel 1451 fu comperato dai parrocchiani, per ridurlo plateam, ovvero campum, e si nominava viridarium vel horlus. Gli orti erano infatti moltissimi per Venezia, e quasi tutte le case Io avevano, onde P. Girolamo Gigli, cappellano di S. Severo, registrò in una sua Cronichetta, che nel Sestier di S. Marco fiorivano allora ben trentanove giardini. Per tal guisa, e per le ragioni medesime, il campo maggiore fra quelli della città, nel Sestier di S.Marco, soltanto posteriormente fu detto Piazza. Occupava esso quei tratti, che chiamavansi un tempo Brolio, e Morso o Mar-so, ed era in antico un terreno aperto, erboso, e piantato di alcuni alberi, onde per l’amena vista nominavasi Brolo, (1) Gallicciolli, p. 41, 1. 2, c. 3, (2) XII, 220.