IN DALMAZIA E ALBANIA 301 anche degli avvocati difensori, e le di lui sentenze erano appellabili ai tribunali civili e criminali in Venezia, ch’e-rano le così dette Quarantie, in ¡specie quelle per la pena capitale, eh’ emettevano i rappresentanti, nelle provinole. Le sentenze di morte però dei militari erano esckisive dei due generali, e inappellabili. Egli vestiva militarmente, o con toga e berretta a tozzo, spada e bastone, ma non aveva nè scettro, nè trono. Usava il bastone anche il generale di Dalmazia, e Albania. I due generali si eleggevano dal Senato, e duravano nel carico per un triennio. Erano dimessi o ammoniti nel caso di mancanze od abusi, con sorveglianza severissima, e ricordasi che taluno venne tradotto in ferri a Venezia, e subì gastigo dietro regolare processo, anche dopo aver compiuto il servigio del triennio, e nominavasi ad uno dei reggimenti inferiori, conferiti ai giovani patrizi. Se poi risultava irreprensibile il ministero, si eleggevano senatori. L’incontro dei generali, al loro inviarsi alle rispettive missioni, era fastoso e imponente. Previo concerto col generale che cessava e rimaneva fermo in paese, stabilivasi il giorno dell’ ingresso, e tutti i bastimenti eh’ erano in porto, l’intiera squadra e tutte le cariche e gli uffizi rispettivi, in gran treno, si dirigevano alla bocca del gran canale d’ingresso, per la distanza di circa 42 in i3 miglia, e primo il patrono delle navi, indi gli altri rispondevano con 21 colpi di cannone, per cadauno, a quelli diretti dalla nave, che recava il nuovo generale. Giunti a Zara e Corfù, le galee, gli sciambecchi e vascelli si disponevano, e col mezzo di caicchi conducevansi a terra le cariche, 1’ ufficialità, gli e-quipaggi,e tutti in corteggio volgeansi al palazzo di residenza dove il nuovo generale era incontrato e complimentato dal vecchio che compiva il reggimento. Immediatamente sopravvenivano i vescovi a Corfù d’ambulile i viti, e i rappresentanti nelle provincie, le civiche deputa-