238 SUI PARAPETTI fartene tu stesso persuaso. Pensa infatti, che opera è questa Basilica di quattro secoli, avente l’impronta in ognuno del genio vario delle arti, delle quali scorgonsi le gradazioni, come la storia della loro decadenza e del loro risorgimento; che l'inestimahile ricchezza è composta dello spoglio di più templi d’Orlente, a cui avranno certo appartenuto le ben settecento Colonne, che ammiransi a sostegno della imponente e insigne mole, delle quali trecento sono di prima grandezza, e tutte rispondenti alle suddivisioni e ni comparti, anche diafane, e con ¡sculture, e di marmi delle cave più ricercate di porfido, diaspro, granito, parlo, verde antico. E principalmente rifletti, che, onde maggiormente arricchire questo tesoro indescrivibile delle orti, vi si o-vranno preziosamente accollati i materiali stessi, risultati dalla distruzione di tanti sontuosi templi, che torreggiavano in ontico nelle isole più illustri del Veneto, e in Aitino, e in Ammiano, e in Costanziaca, dei cui marmi e monumenti hen rori dò largo conto ne’suoi Veneti primi e secondi il Filiasi. C. Tu sei dunque d’ avviso, che quei parapetti provenissero dalle rovine di Aitino o di Ammiano? A. Non me ne sembro almeno strana, ma probabilissimo all’incontro, la congettura. Certamente per quelle log-gie non si fecero gli attuali parapetti. Ti prego di portar su di essi le osservazioni con diligenza di esame, e vedrai che non n’è regolare la misura, fatto tra di loro un confronto; che si alternano anzi in grandi e piccoli ; e se a Torcello esistono ancora dei parapetti somiglianti, e s’è vero, che coi ruderi di Aitino si fece sorger Torcello, dimmi in grazia, che cosa saranno, e a qual ediGzio avranno appartenuto davvero questi parapetti della Basilica di Venezia ? C. Non ha guari leggeva una dissertazione di veneziano scrittore, rispettabile assai, sugli ornamenti simbolici, che trovansi sparsi nelle fabbriche della nostra città ; e