2-34 . l’ amica capitani turchese!)!. Poicliè generale il primo provveditore da mare, batteva nel!047 l’armata nel porto di Scio, e creato l’anno oppresso generale indi generalissimo, e già della stola procuratoria insignito, per la difesa pugnava di Candia, fiero resistendo per due giri di sole all’ infaticabile oste, da rendersi formidabile egli stesso, e costringere i barbari, al solo suo aspetto, ad arretrarsi. Ardito guerriero de’suoi giorni, che, mirabile a dirsi! pregiato fu dagli stessi Ottomani, se al suo morire si videro le galere dei bei, a vista di Candia, con nere insegne trascinar per acqua i vessilli, al pari delle veneziane falangi, e a cui ergeva la patria riconoscente, nel tempio dei Mendicanti, tolti a preziose cave i più eletti marmi, storico monumento sublime. E fu Lazzaro il secondo , altro fulmine di guerra, che combatteva a Trio l’Oltomano, Io rompeva e fugava ai Dardanelli, era superstite nella cruenta pugna al Marcello, più intrepido dopo l’avute ferite sulla capitana di Rodi, su cui vittorioso tornava alla patria di merci onusto, per 300 mila ducati, e creato venia cavaliere. Trascelto poi capitan generale, attaccava i barbari a Scio, con memorando trionfo, ricevendo l'onore di procuratore di San Marco, e giustificando le più alte aspettazioni, se in tre di di conflitto disponevasi a sorprendere 1’ atterrita Costantinopoli, ove una bomba nemica sulla munizione caduta, non avesse la galera incendiato, da cui si trasse la salma all’onore del monumento. Anche Alvise doge nel 4703 avea già tre generalati con onor sostenuti, e l’ammirazione fu di Venezia, per la singolare generosità e splendidezza comune tanto alla prosapia cospicua, che passato era in proverbio: nascere un principe, quando nasceva un Mocenigo. Poiché rinunziava egli ai soggetti si in guerra che in pace gli emolumenti delle magistrature, e anzi, se inferiori alle esigenze d i quelli, che intendeva beneficare, risultavano gli assegni, vi sopperiva con in-