DI S. MARCO 161 domimi. Veniva seconda la scuola grande del Vangelista Giovanni, a cui parimenti e principi e personaggi assai distinti s’inscrissero, un Filippo II di Spagna, un Don Giovanni d’Austria, Don Diego dei Gusmani ambasciatore. E terza, secondo 1’ ordine dei tempi, che poscia occupò il quarto seggio quando si segregarono dalle confraternite minori le scuole grandi, sorse la scuola di San Marco. Il prospetto esterno di questa scuola, grandioso, magnifico, e tutto incrostato di marmi finissimi, monumento cospicuo delle belle arti di Venezia e d’Italia, (¡splende per il mirabile ingegno di varii artefici illustri. Ci espone infatti il Teman-za, che ne condusse il disegno certo Martino Lombardo, bensì appartenente alla celeberrima e numerosa famiglia di questo cognome, autore.però non famigerato, e che giudica venisse forse con bei lumi assistito da Fra Francesco Colonna (1), vivente allora nel chiostro vicino dei padri Domenicani, il quale poteva avergl’ ispirato il gusto della nobile antichità, di cui è innegabile mostrare tutto 1’ edilìzio le impronte. E nella vita, che il Temanza dettò appunto di Martino, ei fa conoscere, che aveva egli un figlio detto Moro, squadratore di professione, il quale eseguì molti lavori per la scuola, poiché dichiara di aver letto più volte il di lui nome nelle carte esistenti in quell’archivio, e spettanti alla fabbrica, nel modo seguente: Conto di Moro de Marlin proto della scuolaj il qual vocabolo di proto (2), greco in origine, suonava in Venezia architetto. Questo Moro Lombardo, ricordato dal Sansovino, modellò due cappelle, oltre il campanile della chiesa di S. Gian Grisosto-mo, che appariscono conformi al gusto della scuola di San Marco, come la facciata della chiesa di San Zaccaria nei due (4) Fabbriche cospicue di Venezia, Voi. II. Alvisop. 1820. (2) Notizie intorno alla persona e alle opere di Tommaso Temanza, architetto Veneziano, scritte da Francesco Negri, Yen. Fracasso, 1830, a pagina 8. SI