290 il ballottino giovane dei consiglieri scendesse appunto alla basilica, e ivi orando per il buon esito della votazione, seco nel Maggior Consiglio conducesse il primo fanciullo, in cui si fosse per accidente incontrato. E a questo si commetteva l’officio di chiudersi nel conclave dei padri, che per le passate e-spericnze si tenea con rigore, e prestar 1’ opera sua nelle operazioni complicate e diverse della ballottazione, per cui il nome assumeva di ballottino. Di qua la ragione del suo vestito, conforme sempre a quello della persona stessa del doge, coesistente in una sopravveste di color rosso, col giubbone foderato dì pelli, calzette e scarpe rosse con fibbie egualmente, che variava egli pure nelle solenni differenti comparse. Poiché fu massima del governo, che quanto più gelose erano le materie che si doveano trattare, tanto più decorate e distinte fossero le persone incaricate di presiedere alla ballottazione e d’invigilare alla custodia dei voti de’ nobili. Quindi in Pregadi, come più distinto consesso, ballottavano i segretarii, ^ quattro giovani di cancelleria erano deputati ai bossoli, e nel Maggior Consiglio, fino alla metà del XIV secolo, vennero per consuetudine portali i bossoli in giro dagli stessi nobili del consiglio, assistili dai Quaranta, dagli ufficiali alla Messeteria, dai vecchi giustizieri e dai visdomini alle tre tavole d’introito. Per alleggerire i quali in appresso dal soverchio incarico, in mezzo alle gravose cure infinite, sosLituivansi quei giovani nobili, che per privilegio, ottenuto nel giorno di Santa Barbara, godevano anticipato nel Maggior Consiglio l’ingresso, e meglio erano all’ ufficio adattati dei venti servi, o ballottini, più tardi trascelti, e che da orfani o trovatelli vennero surrogati, per negligente esecuzion di mandato, sempre uniti a un giovane di cancelleria, che il voto porgeva al patrizio, portando i fanciulli le conche. Era la missione troppo grave, perché non dovessero essere innumerabili le precauzioni e riserve, per la secretezza delle