d’aquileia, GRADO e VENEZIA 97 in Udine trasferito; che fosse estinto il titolo di patriarca ; e si divise la diocesi in due arcivescovati, a tenore della división temporale del territorio, uno in Udine residente per la giurisdizione nella parte del Friuli veneziano, con nomina del Senato, l’altro in Gorizia per la parte al Friuli austriaco appartenente, con nomina degli arciduchi. Interessante era divenuta intanto per le persecuzioni la sede di Grado, e 11011 avrebbesi voluto a nessun patto che rimanesse annichilata, per quanto ne congiurassero contro le vicende stesse politiche e naturali del mondo. Già la sua conservazione era desiderio rimoto della Repubblica, non meno che della Sede Romana, e fin dal 1178 il papa Alessandro III suggeriva, per migliorare anche la mensa del vescovo Castellano, la traslazione di quel patriarcato in Venezia, precipuamente allo scopo di alzare una insormontabil barriera al turbine delle fazioni e degl’intrighi. E fin d’allora prttea-si effettuare il disegno, abitando il patriarca di Grado in Venezia, ove teneva il palazzo, in vicinanza alla chiesa di S. Silvestro, ma non era maturo nei destini l’avvenimento. Dovea correre qualche secolo ancora, e dovea T onta del tempo farne rovinare le raura e le torri, e la chiesa pure in gran parte, e obbligare i patriarchi a levarvi la residenza. Caduta quindi Grado in desolazione, e vedendo IS'icolò V come que’patriarchi non vi siedeano da lunga pezza, pensava di sopprimere il titolo di Grádense e trasferiva la dignità nel vescovato di Castello, che fu dapprima unicamente suffraganeo¿ e avea anzi l’obbligo fin dal 1232 di visitare per rispetto, ad ogni anno, il patriarca di Grado nel suo palazzo. Emanò quindi la bolla delT8 ottobre -1451 che leg-gesi nel Dandolo e nell’ Ughelli, e priucipia Ilegis aeterni, ed eresse in sede patriarcale il vescovado di Venezia, trasfusone il titolo patriarcale ai successori in perpetuo. Ciò avvenne alla morte del Patriarca ultimo di Grado, che fu Domenico Michieli, primo contandosi Vital Sanuto, secon- 13