POLO RENIER DOGE 341 men che politico. Quindi gli si conferirono tutte le supreme dignità dello stato, e fu senatore dapprima, indi era scelto alla primaria ambasceria di Vienna, sotto l’impero di Maria Teresa, bailo in seguito a Costantinopoli, nella qual missione spiccò il senno e l’accorgimento delle sue mozioni e vedute; consigliere del doge pel Sestiere di S. Croce, poiché aveva la casa dominicale al ponte del Meggio a S. Stae; nominato fra i consiglieri a inquisitore di Stato, che dicean-si Rossi, per la vesta rossa da quelli indossata, e finalmente doge in età quasi settuagenario, nel 4779. In tal seggio figurò all’occasione dell’arrivo in Venezia nel 4782 di Pio VI, che, dopo il pontificale assistito da 28 vescovi nella chiesa dei Domenicani, e dopo la benedizione data ol popo- lo da uno loggia a bella posta architettata in due giorni, con assai buon gusto, sul campo de’Ss. Giovanni e Paolo, interveniva in Senato; per il quale avvenimento, si coniava con ¡storiche allusioni la quarta Osella. Brillò pure il Renier nel tempo, che la fama sfolgorava dell’ Emo, per i prodigi di valore, che gli meritarono dalla storia il saluto di ultimo Veneziano; e nell’altra congiuntura, non meno insigne e clamoroso, della venuta sulle lagune del gran duca di Russia figlio di Catterina II imperatrice, con l’eccelsa di lui sposa, onde alla storia appartengono ormai le grandiose inaudite feste, che si celebrarono per quegli Augusti, sotto il nome di Duchi del Nord. Il Renier era bello della persona; nobile e lieta spirava l’aria della sua fisonomía ; vivacissimi gli splendevano gli occhi ; e non potea quindi essere più cortese e utile uffizio quello, che gli rese il suo intimo amico, senatore Angelo Querini, col commettere al Canova, che nel 4776 avea scolpito l'Orfeo, di ritrarre dal vero quell’espressive sembianze. E il Fidia nostro ne incontrava infatti a meraviglia l’effigie, e fu peccato, che non venisse scolpito il busto, ma ciò dal Querini non si ordinava mai, perchè tra lui e il doge certi dissapori insorsero, per cui