DEI MORTI 47 "v religioso, che riverbernvasi poi su’ viventi. Poiché bollivano allora immense nei chiostri le caldaie, piene zeppe di fave, ed era incredibile il numero delle moggia che andava in quel d) consumato; e i barcaiuoli, come usasi tut» torà, riceveano dui cappuccini il dono di una misura di fava, in riconoscenza del servigio dì tutto l’anno, in cni furono da una riva all’altra della città tragittali. I ricchi scambiarono poi, con invenzione esclusiva, In natura del cibo, convertendolo in ghiotte pastiglie, e se vorremo occuparci della etimologia del vocabolo, detta dal Monti la prima porta alla scienza della parola, vedremo significare la favu, dal verbale faveo, l’intenzione di favorirne ipa-reuti e gli amici, e la sua qualità intrinseca, quasi un favo di mele. Alla fabbrica di quelle pastiglie attendeva 1' arte . dei mandoleri, che sotto gli auspicii di san Goltardo tenea la scuola nella chiesa dì santo Apollinare, la quale fu di fresco restituita con generoso sforzo della pietà cittadina al prisco culto e decoro. Erano essi detti spezieri misti, perchè tenevano corrispondenza di commercio con gli speziali da grosso, appellati università, abbracciando essi gli speziali da confelli, i droghieri, i cereri, i raffinatori di zucchero e i fabbricatori di olio di mandorle. Di una di queste fabbriche antica e rinomata fa parola il Sansovino nella sua / enezia , e indica egli che dalle fave appunto quel circondario tra il ponte e le calli ottenne la denominazione che in modo assai curioso comunicossi all’oratorio medesimo, situalo rimpctlo e di fianco, e agli stessi padri secolari della congregazione di san Filippo. Poiché quella chiesa nel 1480 era una semplice cappella, eretta dalla divozione del popolo, per venerarvi una piccola immagine della Vergine, inserita sul muro di una casa privata di certi Amadi, e sotto il patriarca Mnffio Girardi si affidava in custodia ad un cappellano. Ila indi cominciato a divenire oratorio con privilegi, ai 2 luglio del 4372, e