IL DOGE DI VENEZIA 275 l’assunzione del lungo manto del Doge, a similitudine del pontefice e dell’ imperatore, collo strascico a terra, e tale manto indossava egli nelle principali funzioni pubbliche e lo sostenevano due caudatari, negli altri giorni adoperando la veste ducale, colle maniche larghe. L sopra il manto, che adoruavagli il petto e le spalle, teneva un bavero di pelli candide di ermellino, che come distintivo di principe, non deponeva neppur nell’ estate già foderato di seta. Il corno ducale era a foggia di diadema e il crine gl’imprigionava. Fu di velluto in origine: si fece poi d’oro dal doge Marcello: si arricchiva in avanti di un circolo pur d’ oro da Rannero Zeno; e una croce nel mezzo di diamanti vi era aggiunta dal Celsi. Sotto di esso stava un camauro di rensa, volgarmente papalina, quasi una specie di cuffia, onde al levarsi del corno non rimanesse il capo scoperto, ed era quasi antica insegna di persona sacra, giacché pel diaconato proprio un tempo dei Dogi, davano essi in eerte giornate la benedizione al popolo; la qual ceremonia si scorge rappresentata nei musaici della Basilica (1). Portava in dito col proprio stemma l’ anello, che gli serviva anche pel rito delle storiche nozze del mare, e alla sua morte spezzavasi, come pure si fece quando il Foscari fu deposto. Le calze e scarpe rosse, con fibbie d’ oro, lo indicavano cavaliere : dignità che fino dai primordi dell’istituzione venne ai Dogi conferita dagl’imperatori d’ Oriente. ¡\elle private sue stanze vestiva egli alla romana con rosso soprabito in coda, e la sottana d’oro, con cintura d’argento, con pizzi di merlo che uscivano dal giustacuore, e coi cosi detti manichini a fornimento dei polsi, avendo larghe già le maniche alla ducale, e foderata la sopravveste di pelli pre- (1) 1/ ultima cuffia o papalina, che Lodovico Manin tenea sotto il corno il giorno 12 maggio 1797, si conserva, in un al documento della sua autenticità, dall’ingegnere Idraulico e membro pensionarlo dell’I.R. Istituto, signor Giovanni Casoni.