FAMIGLIA CCOTARIM. 203 splendore della università. E furono Riformatori dello studio di Padova un Angelo, un Simeone, un Luigi e un Zaccaria per due volte, nel 1590, ballottato doge nel 1595; un Niccolò, pur egli due volte che fu uno dei cinque correttoli per la riforma del Consiglio dei Dieci, e scrisse d’ordine del Senato l’istoria veneta, continuando quella del Morosin», morto di 80 anni, nel 1629; e un Domenico, savio e con-siglier cinque volte, e otto volte oratore alle corti di Europa, poi doge nel 1657. Ed è questo Domenico, ch’eriger fece a sue spese più altari, e specialmente il maggiore nella chiesa di San Benedetto, con finissimi marmi, e con pala in Roma dipinta da autor rinomato; come, lasciando di enumerare parecchi monumenti, dai Contarini innalzati, e nelle chiese di Venezia dispersi, è insigne la cappella, tutta di marmi incrostata, della casa Contarini a San Francesco della Vigna, ch’è da Jacopo Palma dipinta, ed ha l’altare di fini marmi ricchissimo, con le colonne di pietra di paragone, e un’urna pure di marmo, piena di reliquie; nella quale cappella Luigi e Francesco, entrambi dogi, vennero inumati. In questa sì insigne, e per veneti fasti e avite glorie luminosa prosapia, era ereditario il diritto, a due sole case comune, al cavalierato perpetuo della stola d’oro (I), e ben tren-tadue cavalieri, compresi quelli di Malta, fiorirono fra i Contarini, nel giro alterno dei secoli, e costantemente, in onta al privilegio degli avi, fu quella stola il premio, non meno di effettivi antichi meriti, che di nuovi recenti e singolari titoli di gloria. Fu quindi ben giusto, che Alvise I Contarini, che già aveva percorse varie cariche dello stato, fino all’occaso della Repubblica, bene meritando dei concittadini e della patria, ed era già ciambellano, consiglier intimo e gran dignitario del regno, si decorasse coll’ ordine imperiale del toson d’oro; la cui istituzione rimonta al 1429, epoca del (1) Tentori, Saggio Stor. II.