di s. marco -163 che paiono uscir fuori, mentre producono 1’ effetto di mandare indietro di molti passi il fondo della prospettiva. E le statue, avanzo unico delle prime incendiate muraglie, si modellavano da B.ìrtolommeo Buono, architetto Veneziano del secolo XV, il medesimo autore della porta piramidale e principesca della Carta, lavorata anche da Giovanni suo padre (1), dietro contratti scoperti, <10 settembre 1438, e 17 aprile 4443. Guasto dal lungo volger degli anni, e da imperiti artefici in epoche posteriori, questo stupendo capo-lavoro delle arti venne con l’ingente dispendio di oltre a sessantamila austriache a’ nostri giorni restituito alla piena integrità del suo primitivo decoro. Si tolsero, a merito del ben noto scarpnllino Vincenzo Fadiga, di ogni encomio degnissimo per tutto il lavoro ottimamente condotto, le pesanti inferriate alle finestre del secondo ordine, che ne facevano barbaro ingombro. Restava . da occuparsi di un ultimo fregio, che si credeva consistere nel gruppo del doge, genuflesso dinanzi al Leone Adriaco, quale ammettevasi ne'rapporti tecnici sulPargomento anche dalla R. Accademia di belle arti, e quale figurava un tempo, secondo le Cronache, sull’orologio di San Marco, e sulla porta del Ducale Palazzo (2). E poteasi crederlo infatti, poiché, stando alla concorde testimonianza degli storici, sotto il doge Marco Cornaro nel 1365 si coniò la moneta col leone alato, posto di prospetto col libro aperto (3), e fu quella anzi la prima volta che il Leone con le ali si vide sulle monete e forse sulle pubbliche insegne veneziane, per indicare (1) Vengasi, io queste Occhiate, l’articolo sulla Porta della Carta e sulla Scala dei Giganti, a pag. 133. (•2) Mi si fa credere che il doge dell’ orologio esista all* Arsenale; la testa poi del doge Foscari è nel Museo Archeologico annesso alla Biblioteca in palazzo Ducale. (3) Tentori II, p. 51. e 247 e 248. Laugier VII, 235 e 237.